Sviluppo Business
La guerra fra Russia e Ucraina pesa sul prezzo di grano e farina: le attività che ne stanno risentendo
Dopo le oscillazioni immediatamente successive all’invasione dell’Ucraina, il prezzo del grano sembra stabilizzarsi. L’Italia importa ogni anno circa 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e 100 milioni dalla Russia. Per questo motivo si è iniziato a temere un rialzo di farina, pane, pasta e pizza, dovuto ai rincari generalizzati e alla difficoltà di approvvigionamento conseguenti al conflitto in atto.
Dopo le oscillazioni immediatamente successive all’invasione dell’Ucraina, stando alle rilevazioni del CAI (Consorzi Agrari d’Italia), il prezzo del grano, prodotto di cui Ucraina e Russia sono grandi esportatori, sembra stabilizzarsi. L’Italia importa ogni anno circa 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e 100 milioni dalla Russia. L’Ucraina è, inoltre, il quarto esportatore alimentare al mondo e rappresenta circa il 20% delle importazioni di grano dell’UE.
Per questo motivo si è iniziato a temere un rialzo di farina, pane, pasta e pizza, dovuto ai rincari generalizzati (soprattutto di energia, trasporti, imballaggi, carburante) e alla difficoltà di approvvigionamento conseguenti al conflitto in atto.
PREZZI DI PANE E PIZZA VERSO UN AUMENTO
In base alle rilevazioni della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento in Italia per le contrattazioni fisiche dei prodotti agricoli, rispetto alle rilevazioni del 17 febbraio, ultima settimana prima dell’inizio della guerra, il 25 marzo il grano tenero registrava un aumento del 32,9%. Se si pensa che l’Italia importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti e il 44% di grano duro per la pasta, è chiaro che, in una situazione di rincari che toccano molteplici ambiti a cui si aggiungono logistica ed esportazioni problematiche, un aumento del prezzo finale dei prodotti sembra quasi inevitabile.
SETTORE CEREALICOLO E PANIFICAZIONE: IL SUD È L'AREA D'ELEZIONE
Ma come arriva il settore cerealicolo e della panificazione italiano a questo delicato momento? Andando ad analizzare le realtà italiane legate alla coltivazione di cereali, come anche alla produzione e vendita di pane, dolci, prodotti da forno in genere e pastifici, il primo aspetto che si nota è una grossa presenza al Sud. Andando a vedere la distribuzione di aziende di questo settore così importante per l’economia del nostro Paese, la Sicilia è in vetta alla classifica delle regioni con il maggior numero di attività con una percentuale di 11,8%. Seguono a Puglia e Lombardia 9,8%, mentre la percentuale di attività in Campania è 9,3%.
SETTORE CEREALICOLO E PANIFICAZIONE: GLI OCCUPATI DIMINUISCONO
Le imprese individuali sono ben il 71,4%, mentre le società di capitali sono ‘solo’ 10,7% e quelle di persone il 17,7%. Un settore in salute, reduce da tre anni di fatturato in crescita: 32.136.802.820 euro nel 2018, 33.648.139.765 euro nel 2019, 34.811.365.913 nel 2020. Sul fronte dell’occupazione invece nel 2021 si registra una battuta di arresto, probabilmente dovuta agli anni difficili della pandemia. Mentre i dipendenti nel 2019 erano 112.124 e nel 2020 114.413, nel 2021 scendono a 88.859.
SETTORE CEREALICOLO E PANIFICAZIONE: IL VERO NEMICO È L'INCERTEZZA
Mentre alcuni supermercati sono corsi ai ripari con dei cartelli che invitano i clienti a limitare l’acquisto di farina a quantitativi ragionevoli per scongiurare quanto accaduto nella prima fase della pandemia quando alcuni generi alimentari (farina e lievito in particolare) erano andati a ruba lasciando gli scaffali vuoti, quel che si può dire è che al momento la corsa alle scorte ingiustificata. Gli approvvigionamenti di grano proseguono e non si prevedono carenze nel breve periodo, resta il nodo sui prezzi di farina e prodotti derivati. Va detto però in merito, che più che risentire della crisi ucraina, tali prezzi soffrono del caro energia, gas e carburante, che pesa sul prezzo finale in modo maggiore rispetto a quello della farina, pur se in crescita. Difficile fare previsioni ora sul futuro, quel che si può dire è che siamo di fronte a uno scenario incerto che non fa bene né alle aziende del settore né ai consumatori.
Niccolò Zuffetti, Marketing Manager CRIBIS
L'AUTORE
Niccolò Zuffetti
Marketing Manager CRIBIS
Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
Marketing Manager CRIBIS
Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
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