Supply Chain Compliance

Le strutture opache dei gruppi societari: l’importanza di conoscere i collegamenti diretti e indiretti delle imprese estere per valutare il rischio compliance e di reputazione

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Scopri l'importanza di comprendere i collegamenti diretti e indiretti nelle aziende estere per valutare i rischi di conformità e di reputazione.

Le aziende con strutture partecipative complesse in Italia sono il 3,8%, in aumento nel 2022 di ben il 32% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’Osservatorio “Know Your Customer & Business Lookout”, e basato su dati ricavati da oltre 40 fonti informative, 100 algoritmi e un campione di 1,4 milioni di persone fisiche e 2 milioni di aziende.

Non solo, sono circa 770 mila le aziende italiane che fanno parte di un gruppo, per un totale di 260 mila gruppi, di cui circa il 30% ha un collegamento con più di tre Paesi diversi.

Numeri che danno l’idea di quanto possa essere complicato valutare correttamente i rischi di fare business con partner commerciali di cui si hanno a disposizione informazioni poco approfondite.

 

Il rischio di compliance nei gruppi societari in Italia

 

È bene ricordare l’importanza per un’azienda di valutare correttamente la compliance dei propri partner commerciali (intesa come non conformità alle norme), e il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme, leggi o di regolamenti oppure di statuti, codici di condotta, di autodisciplina, etici e deontologici.

Il rischio di compliance riguarda tutte le imprese e deve essere preso in considerazione all’interno della più ampia gestione dei rischi aziendali, al fine di assicurare la piena osservanza delle normative riguardanti l’attività svolta, le relazioni con i clienti e con i partner commerciali. Esso, inoltre, se non gestito correttamente può determinare effetti negativi sulla reputazione aziendale, ovvero sull’immagine che un’impresa ha presso i suoi stakeholder.

L’Italia non è certo una nazione che può dirsi a basso rischio di pratiche illecite, si pensi a quanto siano ancora diffuse corruzione, estorsione, evasione e usura. Non a caso, secondo quanto riportato nei “Quaderni dell’antiriciclaggio” dell’Unità di Informazione Finanziaria, nel corso del 2022 le segnalazioni di operazioni sospette ricevute dalla UIF per l’Italia sono state ben 155.426 (+11,4% rispetto al 2021).

 

La difficoltà di identificare il titolare effettivo nei gruppi societari

 

Ma i rischi aumentano in considerazione in virtù dei collegamenti diretti e indiretti con nazioni estere, a partire dal fatto che anche individuare il titolare effettivo (la persona fisica o le persone fisiche cui è attribuibile la proprietà diretta o indiretta dell’ente o il controllo) diventa più difficile.

Analizzando i gruppi aziendali, secondo lo studio mediamente ogni impresa ha più di tre titolari effettivi.

L’identificazione si complica nel caso di realtà articolate che presentano al proprio interno fiduciarie, trust oppure società estere registrate in Paesi dove non vige l’obbligo di dare visibilità su quote e cariche.

 

Gruppi societari e i collegamenti diretti e indiretti con l’estero

 

Diventa importante considerare l’intero gruppo di appartenenza dell’azienda. Analizzando il totale delle società di capitali italiane, circa 770.000 (38%) fa parte di un gruppo per un totale complessivo di 260 mila gruppi.

Il 2,2% dei gruppi aziendali ha una profondità pari a 3 o più livelli mentre lo 0,2% ha 8 o più livelli di profondità. Analizzando i gruppi con aziende estere, invece, il 13,7% di casi con catena partecipativa complessa con profondità pari a 3 o più livelli e a 1,4% con oltre 8 livelli.

Dei gruppi con aziende estere, il 58,75% ha collegamenti con un solo Paese, l’11,33% con due Paesi, il 19,67% con 3-10 Paesi, l’8,98% con 10-40 Paesi e l’1,28% con oltre 40 Paesi.

I collegamenti più comuni sono con Regno Unito (6,41%), Germania (5,81%) e Stati Uniti (5,09%).

Mentre se si guarda alle aziende con sede in Paesi a rischio (ovvero carenti dal punto di vista del contrasto all’antiriciclaggio e al finanziamento al terrorismo), al primo posto gli Emirati Arabi con l’0,69% delle aziende, seguiti da Filippine con l’0,48% e il Marocco con l’0,37%.

Con lo scoppio del conflitto russo-ucraino e i conseguenti provvedimenti sanzionatori verso la Russia, di particolare interesse è andare a valutare il collegamento delle realtà italiane con la Russia. Ebbene, secondo l’analisi CRIF, attualmente sono 2222 i gruppi che hanno almeno un’azienda russa, per un totale di 4643 aziende che hanno sede nella Federazione Russa.

 

Vuoi conoscere gli ultimi trend sulla reperibilità dei titolari effettivi e gruppi aziendali e sulle aziende più a rischio?

I rischi di compliance e reputazionali aumentano in presenza di gruppi societari complessi e di collegamenti con Paesi esteri.

L’unico modo di ridurre tali rischi è reperire e gestire informazioni sui gruppi societari, attraverso data provider seri e affidabili, per rispondere alla crescente complessità delle normative, limitando i costi operativi e i rischi sanzionatori e reputazionali.

Vuoi saperne di più? Richiedi lo studio “Know Your Customer & Business Lookout” di CRIF.

Matteo Nori
L'AUTORE
Matteo Nori

Operations Manager CRIBIS

Operations Manager CRIBIS

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