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Commercio al dettaglio: diminuiscono i negozi fisici mentre aumenta l’e-commerce

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In forte diminuzione i negozi con sede fissa, mentre aumenta la tendenza degli acquisti online. Scopri tutti i dati relativi al commercio al dettaglio.

Il commercio al dettaglio negli ultimi anni è cambiato: se crescono gli acquisti online, in molti centri urbani diminuiscono i negozi fisici.

È questa una delle tendenze emerse dall’Osservatorio sulla demografia delle imprese nelle città italiane, redatto a cura dell’Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l’Italia con il contributo del Centro Studi Tagliacarne pubblicato a marzo 2024.

L’Osservatorio ha preso in esame 120 comuni di dimensioni medio-grandi, di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi di media dimensione, escludendo però Milano, Napoli e Roma a causa della loro spiccata multi-centricità che rende complessa la distinzione tra centro storico e aree periferiche. I dati, raccolti con frequenza annuale, riguardano il periodo 2012-2023.

Sono tredici invece i settori osservati:

  • commercio al dettaglio in esercizi non specializzati alimentari e non;
  • commercio al dettaglio di prodotti alimentari;
  • tabaccherie;
  • commercio al dettaglio di carburante per autotrazione;
  • commercio al dettaglio di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni;
  • commercio al dettaglio di prodotti a uso domestico;
  • commercio al dettaglio di articoli culturali e ricreativi;
  • commercio al dettaglio di altri prodotti non alimentari;
  • farmacie;
  • commercio ambulante;
  • commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati (altro commercio);
  • servizi di alloggio;
  • servizi di ristorazione.

 

La forte diminuzione del commercio al dettaglio negli ultimi undici anni

Considerando che nel 2023 in Italia si contavano circa 440 mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa e circa 70 mila ambulanti, secondo l’Osservatorio, tra il 2012 e il 2023 il commercio in sede fissa ha perso oltre 111 mila unità (-20,2%).

In sostanza, un’impresa attiva su cinque è uscita dal mercato senza essere stata rimpiazzata. Il rallentamento della domanda per consumi e nuovi comportamenti di spesa dei consumatori sono alla base di questa situazione.

A pesare sulle imprese anche gli effetti della pandemia e il caro energia che ha inciso in modo determinante sulla contrazione del numero delle imprese del settore commercio al dettaglio con sede fissa che solo fra il 2019 e il 2023 si è ridotto di oltre 31 mila unità.

Ancora più critica la situazione del commercio ambulante che tra il 2012 e il 2023 ha subito una riduzione delle attività del 25,6%.

 

Commercio al dettaglio: meno negozi nei centri storici

La diminuzione dei negozi nei centri storici è più evidente che nelle periferie, sia nei comuni del Centro-Nord che in quelli del Sud. Del resto, va ricordato che per una questione di licenze, se nell’area urbana fuori dal centro storico la perdita di negozi potrebbe essere compensata, anche solo in parte, dall’apertura di altri esercizi, nel centro storico, invece, queste sostituzioni sono tecnicamente molto più difficili.

Per questo motivo le chiusure dei negozi nei centri storici pesano di più e potrebbero anche causare, fa notare Confcommercio, una potenziale contrazione dei servizi a disposizione dei cittadini, con impatti critici per la vivibilità dell’area urbana.

Considerando i diversi settori merceologici, nei centri storici, delle 120 città analizzate nel report, dimostrano una buona resistenza i comparti essenziali, come le farmacie, le tabaccherie (oggi veri e propri centri servizi), i negozi di tecnologia (trainati da informatica e telefonia), gli alimentari.

Fra i settori in forte riduzione, almeno nei centri storici, ci sono, invece: negozi di mobili, di abbigliamento e distribuzione di carburanti, spesso spostati in prossimità dei centri commerciali dislocati in aree periferiche.

In linea generale va poi notato che nell’Italia meridionale e nelle isole si registra una maggiore resilienza e una minore riduzione del numero di negozi.

Va anche aggiunto che il settore del turismo è spesso un traino per il commercio: l’incremento del turismo stimola la vitalità del commercio. Ecco perché nel Centro-Nord una maggiore resilienza nel commercio al dettaglio è evidente soprattutto nelle città più attrattive per turisti e studenti.

 

L’inflazione pesa sulle vendite del commercio al dettaglio

Inutile dire che l’inflazione sta influenzando inevitabilmente le vendite del commercio al dettaglio. Come segnala Confcommercio, a fronte della crescita complessiva delle vendite al dettaglio di beni del 10,7% nei primi 11 mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2018, i prezzi al consumo sono cresciuti del 17%, con una pressione inflazionistica che ha impattato negativamente sul potere d’acquisto dei consumatori generando una perdita delle vendite in termini reali stimata intorno al 3%.

A subirne gli effetti sono soprattutto i negozi di prossimità. Infatti, mentre i negozi della grande distribuzione organizzata (supermercati e discount) hanno performance di vendita decisamente positive (+17,8% i primi e +42,7% i secondi), gli esercizi di piccole dimensioni soffrono e registrano una crescita decisamente modesta (+1,9%). Ad aumentare in modo importante sono invece le vendite online (+92,6%).

 

La tendenza dell’online pesa sul commercio al dettaglio

L’abitudine sempre più diffusa di acquistare online è uno dei principali motivi della diminuzione del numero di negozi fisici. Tant’è vero che il fatturato generato dal commercio online di beni è aumentato nei soli anni tra il 2019 e il 2023 di ben 17 miliardi.

La maggiore propensione dei consumatori a comprare online ha fatto sì che l’omnicanalità sia diventata essenziale per tutti i commercianti. In molti casi quindi alla vendita in una sede fisica viene data la possibilità di acquisto online, tramite siti web, app mobile e social media.

Unire l’e-commerce al punto vendita fisico permette di cogliere nuove opportunità di crescita, grazie al fatto che grazie alla vendita online si può raggiungere una base di clienti più ampia, senza limitazioni geografiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Un vantaggio che va decisamente colto e favorito, soprattutto oggi che la digitalizzazione sta rendendo più smart non solo acquistare online ma anche effettuare pagamenti.

 

Niccolò Zuffetti Def
L'AUTORE
Niccolò Zuffetti

Marketing Manager, Cribis

Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.

Marketing Manager, Cribis

Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.

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