Sviluppo Business
Indice DESI: analisi e prospettive della digitalizzazione dell'economia e della società in Italia

Scopri come l'indice DESI misura la digitalizzazione dei Paesi europei e quali sono gli obiettivi di crescita e le sfide che l’Italia deve affrontare.
L’indice DESI (Digital Economy and Society Index) è un indicatore sviluppato dalla Commissione Europea per misurare il grado di digitalizzazione dei Paesi membri dell’UE. In sostanza il DESI aggrega una serie di dati quantitativi e qualitativi per valutare la competitività digitale di ciascuna nazione e monitorare i progressi nel tempo.
A partire dal 2023, in linea con il programma strategico per il Digital Decade 2030, il DESI è ora integrato nella relazione sullo stato del decennio digitale e utilizzato per monitorare i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi digitali.
Come si posiziona l’Italia all’interno dell’UE nella transizione tecnologica? Vediamo di dare la risposta a questa domanda, partendo con lo spiegare come funziona l’indice.
Cos'è l'indice DESI e come misura il livello di digitalizzazione di un Paese?
L’indice DESI viene aggiornato annualmente e rappresenta uno strumento fondamentale per valutare il livello di maturità digitale dell’Unione Europea e dei singoli Stati membri.
Al fine di verificare il grado di digitalizzazione, racchiude al proprio interno quattro dimensioni principali (connettività, capitale umano, integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese, servizi pubblici digitali), ciascuna poi suddivisa in sotto-dimensioni e sotto-indicatori.
Ogni componente viene misurata attraverso una serie di indicatori statistici, derivati da fonti come Eurostat, studi specifici e sondaggi.
Questi indici hanno un ruolo strategico per l’UE perché permettono di:
- monitorare i progressi digitali degli Stati membri, evidenziando punti di forza e criticità;
- guidare le politiche di trasformazione digitale, fornendo dati utili per definire strategie nazionali e comunitarie;
- supportare il programma Digital Decade 2030, che fissa obiettivi ambiziosi per la digitalizzazione dell’UE, tra cui connettività avanzata, competenze digitali diffuse e trasformazione digitale delle imprese e della PA;
- orientare i finanziamenti europei per accelerare la transizione digitale;
- perseguire l'Obiettivo 9 dell'Agenda 2030 che promuove lo sviluppo tecnologico e l'innovazione, attraverso infrastrutture competitive, all’avanguardia, sostenibili e inclusive.
Il DESI, dunque, non è solo uno strumento di misurazione, ma una bussola per orientare le politiche europee, aiutando l’UE a rafforzare la sua competitività digitale globale.
Quali sono gli indicatori chiave del DESI?
Come anticipato, l'indice DESI si basa su una serie di indicatori chiave suddivisi in quattro macroaree principali. Vediamo insieme quali sono.
Connettività
Misura la disponibilità e la qualità delle reti di telecomunicazione, fondamentali per l’accesso ai servizi digitali. Gli indicatori più rappresentativi di questo ambito sono:
- copertura della banda larga fissa (% della popolazione);
- copertura della banda larga veloce (≥100 Mbps);
- copertura della fibra ottica (FTTP);
- copertura e diffusione del 5G;
- prezzi dei servizi di connettività.
Capitale umano
In questa categoria vengono prese in considerazione le conoscenze digital e tech della popolazione e la presenza di professionisti ICT nel mercato del lavoro. Le rilevazioni riguardano:
- competenze digitali di base e avanzate (% della popolazione);
- specialisti ICT (numero di esperti del settore rispetto alla popolazione attiva);
- laureati in discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica);
- utilizzo delle competenze digitali nel lavoro.
Integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese
In questa categoria si va a esaminare il livello di digitalizzazione del settore privato e l’adozione di tecnologie avanzate, considerando:
- utilizzo del cloud computing nelle imprese;
- adozione di big data e intelligenza artificiale;
- uso della fatturazione elettronica;
- vendite online delle PMI (% di PMI che usano l’e-commercee-commerce);
- fatturato da e-commerce (% sul totale delle vendite).
Servizi pubblici digitali
Analizza la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e l’accesso ai servizi online, rilevando:
- disponibilità dei servizi di e-government;
- utilizzo dell’identità digitale per i servizi pubblici;
- open data (percentuale di dataset pubblicati in formato aperto);
- sanità digitale (accesso ai referti e prenotazioni online).
Quanto è digitalizzata l'Italia oggi?
Una volta passati in rassegna gli indicatori chiave del DESI, non resta che andare ad analizzare il livello di digitalizzazione dell’Italia. A che punto è il nostro Paese nel processo di trasformazione digitale? La risposta è complessa: su alcune variabili stiamo facendo ottimi progressi, su altre proseguiamo con lentezza.
Considerando il DESI 2024, su dati 2023, fra i punti forti c’è la percentuale di PMI con un’intensità digitale almeno di livello base, pari al 60,7%, dato superiore alla media europea che si attesta al 57,7%.
Sul fronte del livello di digitalizzazione delle imprese italiane, bene anche la quota di aziende che utilizza servizi in cloud che in Italia è del 55% in Italia mentre la media UE del 38,9%.
Ottimi i progressi sul fronte dell’e-Health e in particolare per ciò che riguarda l’accesso alle cartelle cliniche elettroniche, con un punteggio pari a 82,7 su 100, contro un 79,1 su 100 europeo. Risultato che ci permette di essere al quindicesimo posto fra i Paesi UE.
Purtroppo, però se si considera la disponibilità totale di servizi pubblici digitali per i cittadini il punteggio dell’Italia nel 2023 è del 68,3, decisamente inferiore alla media UE (79,4).
Anche sul fronte delle infrastrutture digitali ci sono progressi ma restiamo sotto la media UE: la fibra ottica fino ai locali (FTTP) e le reti fisse ad altissima capacità (VHCN) coprono il 59,3% delle famiglie, ma la media medie UE è del 64% per FTTP e 78,8% per VHCN.
Solo il 26,6% delle aziende italiane utilizza data analytics, contro una media europea del 33,2%, percentuale che scende ulteriormente se si considerano le imprese che fanno uso dell’intelligenza artificiale, pari al 5% (media UE 8%).
Quanto a competenze digitali, solo il 45,8% delle persone in Italia possiede almeno un livello base (contro una media UE 55,6%), percentuale che ci posiziona al 23esimo posto tra gli Stati membri. Bassa anche la quota di specialisti ICT sul totale degli occupati (4,1%, sotto la media Ue del 4,8%).
Prospettive future e obiettivi di sviluppo
Tenuto conto che il 27% delle risorse totali del PNRR sono dedicate alla transizione digitale l’Italia sta perseguendo il progetto Italia digitale 2026, volto a portare l'Italia nel gruppo di testa in Europa entro il 2026.
In particolare, si punta su due aree di intervento:
- infrastrutture digitali e connettività a banda ultra-larga;
- trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione.
Questi due elementi sono infatti indispensabili per garantire a tutti i cittadini l’accesso a connessioni veloci e a tutte le opportunità che il digitale offre.
Da una parte, quindi, il governo sta supportando la migrazione al cloud delle amministrazioni, accelerando l’interoperabilità tra gli enti pubblici, snellendo le procedure e rafforzando le difese di cybersecurity. Dall’altra, sta estendendo i servizi ai cittadini, migliorandone l’accessibilità.
Per rendere la transizione digitale del Paese più efficace, a questi interventi si accompagnano iniziative volte alla formazione sulle competenze digitali.
L'Italia si trova, dunque, a un bivio cruciale nella trasformazione digitale, tra sfide strutturali e opportunità di crescita. Da un lato, il divario digitale, la burocrazia complessa e la carenza di competenze specifiche ostacolano l’adozione delle nuove tecnologie, rallentando la competitività del Paese. Dall’altro, il PNRR e gli investimenti in connettività, intelligenza artificiale e digitalizzazione della pubblica amministrazione rappresentano un'occasione unica per modernizzare il sistema produttivo.
Il successo dipenderà dalla capacità di imprese e istituzioni di accelerare il cambiamento, puntando su formazione, infrastrutture e inclusione digitale. Se è vero che molto è già stato fatto, è anche vero che molto resta da fare.

L'AUTORE
Niccolò Zuffetti
Head of Marketing, CRIBIS
Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
Head of Marketing, CRIBIS
Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
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