Internazionalizzazione

Made in Italy di alta fascia (BBF): l’export dei prodotti italiani di qualità vale 170 mld di euro

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I prodotti Made in Italy di alta fascia (BBF) valgono 170 miliardi di euro di export: scopri dove possono ancora crescere e quali sono le sfide e le opportunità del settore.

Il Made in Italy continua a conquistare con la forza dei suoi prodotti di alta fascia, quelli che meglio esprimono attenzione al dettaglio, cura artigianale, gusto estetico che non ha eguali.

È quanto emerge dal rapporto Esportare la Dolce Vita 2025 di Confindustria, che definisce “Bello e Ben Fatto” (BBF), un insieme di prodotti che non rispondono solo a un bisogno specifico, ma raccontano una scelta di qualità sempre di più condivisa oltre i confini italiani.

Possiamo considerare il BBF la punta di diamante del Made in Italy: comprende un gruppo di 746 prodotti con forte valore identitario e valore reputazionale sui mercati internazionali, trainato dalle “3F” italiane per eccellenza: Fashion, Food, Furniture.

Quali sono i tratti distintivi dei prodotti BBF? Qualità dei materiali, accuratezza delle lavorazioni, design e riconoscibilità della manifattura italiana.

 

Il valore del BBF Made in Italy e i principali Paesi di export

Il valore dell’export BBF, in base ai dati riportati nel report, ha superato la soglia dei 170 miliardi di euro. A colpire, ancor più dell'entità complessiva, è il ritmo: negli ultimi anni le esportazioni di fascia medio-alta sono cresciute a un ritmo di circa il 7% annuo, molto più veloce rispetto alla media del Made in Italy nel suo complesso.

Un segnale che mette in luce come nel mondo si faccia strada una domanda crescente di prodotti che possano raccontare un’identità ben delineata, a cui l’Italia risponde con una proposta che unisce storia, creatività e competenze tecniche.

Questi prodotti sono richiesti prevalentemente nei mercati avanzati (come Europa, Stati Uniti e Paesi ad alto reddito), che insieme ne importano 136,4 miliardi di euro. I restanti 33,8 miliardi di euro vengono esportati verso i Paesi emergenti.

 

In quali Paesi può crescere ancora l’export del BBF Made in Italy

Proprio i Paesi emergenti offrono le migliori prospettive di crescita futura, visto il loro dinamismo sul piano demografico ed economico. A questo proposito, Confindustria stima un potenziale incremento delle esportazioni di 27,6 miliardi di euro di cui 19,4 nei mercati avanzati e 8,2 negli emergenti.

I Paesi a più alto potenziale fra gli Stati avanzati sono: USA (3,1 miliardi di euro di export potenziale aggiuntivo rispetto ai 20,3 già realizzati nel 2024), Germania (2 miliardi a fronte di 18,3), Francia (1,9 miliardi di potenziale a fronte di 21,7 di export effettivo), Regno Unito (1,3 miliardi di euro a fronte di 9,5 realizzati) e Spagna.

Fra gli emergenti spiccano invece: Cina (quasi un miliardo di euro di extra potenziale a fronte di poco più di 5 realizzati nel 2024), Emirati Arabi Uniti (800 milioni di export potenziale aggiuntivo rispetto ai 3,9 miliardi già realizzati), Turchia (600 milioni extra oltre ai 7 miliardi di export effettivo), Russia, Kazakistan.

Da notare poi come l’America Latina e i Caraibi stiano diventando aree estremamente promettenti, con tassi di crescita delle importazioni di beni BBF a doppia cifra negli ultimi anni, con un aumento medio annuo del 10% tra il 2018 e il 2024, contro una crescita media annua verso il resto del mondo del +6,7%.

La quota dell’export totale italiano detenuta in quest’area è il 5,2% per un valore totale di beni esportati di 19,5 miliardi di euro nel 2024. A importare sono in particolare il Messico che assorbe il 33,5% delle esportazioni e il Brasile che copre il 28,7%. Seguono il Cile (6,7%) e l’Argentina (6,0%).

Alla luce di questi dati, diventa ancora più evidente come l’accordo Mercosur rappresenti una grande opportunità per l’export di BBF in quest’area, grazie all’abbattimento di barriere all’ingresso.

 

I trend e le sfide per la crescita dell’export

Nonostante un decennio segnato da tensioni geopolitiche, shock energetici, problemi logistici e un crescente protezionismo, il BBF è riuscito a mantenere stabilità e capacità di crescita. Certo non mancano le sfide.

Il rapporto individua alcune priorità strategiche. Una di queste è la sostenibilità, non è più solo un requisito normativo, ma un elemento competitivo sempre più decisivo, soprattutto nei mercati ad alto reddito. Trasparenza, tracciabilità e riduzione dell’impatto ambientale non possono più essere considerati optional.

Un’altra sfida riguarda la capacità di sfruttare appieno le opportunità offerte dagli accordi commerciali internazionali. Per un Paese vocato all’export come l’Italia, ogni barriera abbattuta può significare un accesso più diretto ai consumatori, maggiore tutela delle indicazioni geografiche e una competizione più equilibrata nei mercati extraeuropei.

Anche la dimensione aziendale resta un punto critico: molte imprese del BBF restano troppo piccole per scalare rapidamente, presidiare nuovi mercati e investire in innovazione tecnologica o comunicazione globale. Crescere, fare rete e rafforzare le filiere appare ormai indispensabile per non perdere terreno.

La realizzazione dell’export potenziale passa, inoltre, necessariamente per il rafforzamento della capacità produttiva che a sua volta comporta una crescita degli investimenti. Per ottenere dei risultati su questo fronte è necessario uno sforzo tanto delle imprese quanto delle istituzioni per supportare il sistema produttivo italiano e la sua competitività.

Oltre ad ampliare la produttività, è importante anche la diversificazione dei prodotti per servire fasce della popolazione differenti, in modo da aumentare i potenziali acquirenti.

Per restare competitivi è infine indispensabile puntare sempre più su innovazione tecnologica, AI, digitalizzazione e potenziare i canali di vendita online. In tutto questo un aspetto strategico è la continuazione della lotta contro contraffazione e Italian sounding.

 

Le opportunità del Made in Italy

Il rapporto di Confindustria offre un messaggio chiaro: il Made in Italy ha davanti a sé opportunità enormi. Per coglierle serviranno visione, investimenti, politiche di supporto e un salto culturale nel modo di interpretare la presenza internazionale. Ma una cosa è certa, la “dolce vita” continua a essere uno dei migliori biglietti da visita dell’Italia nel mondo.

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Mauro Cortesi
L'AUTORE
Mauro Cortesi

Top Customer Consulting Manager, CRIBIS

Responsabile del team di consulenza dedicato al mercato Corporate, ha consolidato un’ampia esperienze nel settore della business information con un approccio consulenziale volto all’analisi e alla valorizzazione dei dati all’interno dei processi aziendali. Coordina team che supportano le aziende nell’ottimizzazione della gestione del credito, procurement, marketing e ESG, favorendo l’integrazione tra sistemi informativi aziendali per migliorare l’efficienza operativa. Grazie ad un approccio orientato all’innovazione, aiuta le organizzazioni a trasformare le informazioni in strumenti decisionali efficaci, ottimizzando i processi e le strategie di gestione dei rischi con l’obiettivo di trasformare i dati in un vantaggio competitivo.

Top Customer Consulting Manager, CRIBIS

Responsabile del team di consulenza dedicato al mercato Corporate, ha consolidato un’ampia esperienze nel settore della business information con un approccio consulenziale volto all’analisi e alla valorizzazione dei dati all’interno dei processi aziendali. Coordina team che supportano le aziende nell’ottimizzazione della gestione del credito, procurement, marketing e ESG, favorendo l’integrazione tra sistemi informativi aziendali per migliorare l’efficienza operativa. Grazie ad un approccio orientato all’innovazione, aiuta le organizzazioni a trasformare le informazioni in strumenti decisionali efficaci, ottimizzando i processi e le strategie di gestione dei rischi con l’obiettivo di trasformare i dati in un vantaggio competitivo.

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