Supply Chain Compliance
Third-Party Risk Management: come funziona e perché è fondamentale per la continuità aziendale

Il Third-Party Risk Management è il monitoraggio della supply chain per prevenire e affrontare i rischi, per una catena di fornitura resiliente. Scopri di più!
In un’economia globale interconnessa, in cui ci si trova a navigare tra incertezze costanti, i rischi viaggiano lungo tutta la filiera e gestirli significa gestire il futuro stesso dell’azienda.
Con il termine Third-Party Risk Management (TPRM) si intende proprio l’insieme di processi, metodologie e strumenti utilizzati dalle aziende per identificare, valutare, monitorare e mitigare i rischi derivanti dai rapporti con terze parti.
La pandemia, i conflitti internazionali, la crisi energetica e l’escalation degli attacchi informatici hanno messo in evidenza come le criticità non sempre nascono all’interno delle aziende. Spesso arrivano dai fornitori, dai partner commerciali, dai subappaltatori: in una parola, da soggetti terzi.
Nonostante molti degli eventi che colpiscono un’impresa siano strettamente correlati alla supply chain, solo una minoranza delle aziende è in grado di tracciare i propri fornitori oltre il terzo livello. In un mondo interconnesso, questa condizione equivale a essere pericolosamente esposti a rischi finanziari, normativi, ambientali e tecnologici.
Perché il Third-Party Risk Management è fondamentale in un mondo interconnesso
Come sappiamo, le aziende non operano come isole. Ogni giorno intrattengono relazioni con fornitori, partner, istituzioni e clienti distribuiti in ogni parte del mondo. Questa rete è la loro forza, ma anche potenzialmente la loro fragilità.
Quanto più una filiera si allunga, tanto più diventa difficile da monitorare e quindi esposta a eventi inattesi. Per questo oggi la gestione del rischio non può prescindere dall’affrontare una molteplicità di dimensioni:
- la solidità finanziaria dei partner, che può determinare interruzioni improvvise;
- la compliance rispetto a regole e normative, che, se disattese, comportano sanzioni e perdita di fiducia;
- l’impatto ambientale e sociale delle attività produttive, sempre più osservato da consumatori e investitori;
- la vulnerabilità ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali, che possono bloccare siti produttivi o vie di trasporto;
- la sicurezza digitale, oggi minacciata da attacchi sempre più sofisticati e diffusi.
Il punto critico non è solo la presenza dei rischi, ma la loro interconnessione. Un default finanziario può colpire un partner strategico già fragile per problemi normativi; una nuova legge può obbligare le imprese a rivedere intere catene di fornitura, con conseguenze su costi e tempi di produzione; un attacco informatico può mettere fuori uso un fornitore e minacciare la sicurezza dell’intera filiera; un subappaltatore che opera in aree geografiche a rischio climatico può interrompere improvvisamente la catena di approvvigionamento.
Ecco perché le aziende più lungimiranti stanno adottando approcci che non si limitano a reagire alle crisi, ma cercano di anticiparle. Il Third-Party Risk Management non è certo una novità: da sempre le aziende valutano l’affidabilità dei propri fornitori. Ma oggi non basta più un controllo iniziale: occorre un monitoraggio costante della catena di approvvigionamento, basato su dati aggiornati e verificabili, che permetta di individuare segnali d’allarme prima che diventino emergenze.
Questo significa incrociare informazioni sulle terze parti di natura diversa:
- finanziarie, per misurare la solidità economica;
- di compliance, per garantire trasparenza e rispetto delle normative;
- ambientali e sociali, sempre più centrali nella valutazione degli stakeholder;
- fisiche, legate alla geolocalizzazione e all’esposizione a rischi naturali;
- tecnologiche, per valutare vulnerabilità e sicurezza digitale.
L’insieme di questi dati sono alla base di una valutazione multidimensionale al rischio.
Perché l’analisi dei dati è fondamentale per il Third-Party Risk Management
Investire nella conoscenza dei fornitori rappresenta una leva strategica di primaria importanza. Non basta mantenere aggiornate le anagrafiche: occorre costruire un sistema dinamico di raccolta e analisi dei dati, capace di trasformare le informazioni in insight utili per decisioni operative e strategiche.
La solidità finanziaria, la capacità produttiva, la conformità normativa e la professionalità di un fornitore non sono elementi statici: evolvono nel tempo e, se monitorati correttamente, consentono di anticipare rischi, cogliere nuove opportunità e rafforzare la resilienza complessiva della catena.
La chiave sta nella qualità dei dati e nella mappatura delle terze parti. Dati incompleti o imprecisi aumentano il rischio di errori operativi, con conseguenze che vanno dai ritardi alle inefficienze. Il censimento dettagliato della rete (fornitori, magazzini, infrastrutture…) permette poi di individuare vulnerabilità, migliorare la trasparenza, ottimizzare la gestione delle scorte, ridurre sprechi e costi, prevedere la domanda, evitare rotture di stock. Tutto ciò si traduce in un vantaggio competitivo tangibile.
Prevenire i rischi vuole dire avere un monitoraggio proattivo e predisporre sistemi in grado di individuare criticità prima che sia troppo tardi.
Gli strumenti avanzati di analisi dei dati consentono di rilevare in tempo reale anomalie e potenziali minacce, mentre i modelli predittivi anticipano problematiche legate a fornitori, trasporti e domanda di mercato. L’automazione, integrata con piattaforme digitali di gestione, aumenta la precisione e velocizza le risposte.
Un ruolo centrale è svolto dalla comunicazione con i fornitori, che deve essere trasparente e tempestiva per attivare soluzioni condivise. Infine, i piani di emergenza completano l’architettura difensiva, garantendo continuità operativa anche di fronte a imprevisti. In questo modo, la supply chain diventa un sistema capace non solo di resistere agli shock, ma di trasformarli in occasione di rafforzamento.
Insomma, gestire i rischi delle terze parti permette di preservare la continuità aziendale e poter contare su benefici a breve, medio e lungo termine. Proprio per permettere alle aziende di proteggersi e restare competitive CRIBIS ha sviluppato CRIBIS MULTIRISK, una piattaforma in grado di supportare le imprese nella valutazione integrata e proattiva dei rischi legati a fornitori e terze parti, sia in Italia che nel resto del mondo.
Imparare a gestire il rischio è ancora più importante di evitarlo, tutto sta nel sapere come fare e a trovare i giusti alleati.

L'AUTORE
Michele Colombo
Product Marketing & GTM Manager, CRIBIS
Ha lavorato per oltre 20 anni nel marketing del gruppo CRIF, coordinando progetti di comunicazione, product marketing, business intelligence e sales acceleration. Oggi è responsabile del product marketing e delle strategie di commercializzazione di CRIBIS.
Product Marketing & GTM Manager, CRIBIS
Ha lavorato per oltre 20 anni nel marketing del gruppo CRIF, coordinando progetti di comunicazione, product marketing, business intelligence e sales acceleration. Oggi è responsabile del product marketing e delle strategie di commercializzazione di CRIBIS.
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