Produzione industriale Italia nel 2024: analisi e prospettive

Che sia un momento particolarmente delicato per la produzione industriale emerge in modo chiaro dai dati ISTAT. Nel 2024 tra le industrie, solamente per quella energetica registra un incremento, mentre nell’ambito della manifattura, soltanto il comparto alimentare, bevande e tabacco è in crescita rispetto all’anno precedente. Le flessioni più marcate? Industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori e fabbricazione di mezzi di trasporto. Passiamo in rassegna l’analisi completa per cercare di comprendere le tendenze in atto.

Produzione industriale in rosso in Italia

Secondo le stime rese note a febbraio 2025 dall’ISTAT, a dicembre 2024, considerando i dati corretti per gli effetti di calendario, la produzione industriale italiana risulta complessivamente in calo del 3,5% rispetto al 2023.

In particolare, l’attività estrattiva 2024 sul 2023 segna un -2,6%, nonostante dicembre 2024 su dicembre 2023 registra un incremento del 17,4%. L’attività manufatturiera, invece, è prevista in calo anno su anno di -3,7%, con il solo comparto delle industrie alimentari, bevande e tabacco in crescita +0,8%. Nel manifatturiero le performance peggiori riguardano la fabbricazione di mezzi di trasporto -11,3% e le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori -10,5%.

Prevista in crescita invece la produzione 2024 su 2023 nel comparto fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria +1,1.

Dati che impongono una riflessione e che si inseriscono in uno scenario complessivo di crescita contenuta a livello nazionale ed europeo.

Industria italiana: andamento e caratteristiche

Se questo è il quadro 2024, come sono stati gli anni precedenti per l’industria italiana e quali sono le caratteristiche di questo comparto? Lo abbiamo chiesto alla piattaforma di business information Margò di CRIBIS.

Cominciamo con il dire che il comparto, nel suo complesso, vede il maggior numero di aziende principalmente nel Centro-Nord Italia. Nella classifica delle regioni con maggiore densità di realtà del settore nelle prime posizioni ci sono infatti:

• Lombardia (17,9%)
• Veneto (10,2)
• Toscana (9,6%)
• Emilia Romana (8,7%)
• Campania (8,9%)
• Piemonte (7,3%)

La forma giuridica più diffusa è la Società di capitali (42,7%), seguita da Impresa individuale (39,3%) e Società di persone (17,4%).

A livello di fatturato la flessione inizia a vedersi dal 2023:

• 1.046.753.287.977 € nel 2021
• 1.279.765.081.085 € nel 2022
• 1.226.680.234.449 € nel 2023

 Fortunatamente il numero di addetti negli ultimi anni non solo tiene ma è in crescita:

• 2.992.842 nel 2022
• 3.128.499 nel 2023
• 3.164.277 nel 2024

Guardando ai “primi della classe” in fatto di competitività e capacità di stare al passo con i tempi: lo score di internazionalizzazione è alto solo nel 13,6% dei casi, la digital attitude solo nel 9,3% delle realtà e lo score di innovazione nel 7,2%.

Se è vero che la produzione industriale italiana ha compiuto progressi significativi nell'adozione di tecnologie avanzate e nell'implementazione di strategie innovative, è altresì vero che per mantenere e accrescere la competitività a livello internazionale è essenziale proseguire su questa strada, investendo in digitalizzazione, ricerca e sviluppo, automazione dei processi, formazione e collaborazioni strategiche.

Un percorso che richiede ingenti risorse finanziarie, che non tutte le aziende, soprattutto le PMI, possono sostenere autonomamente. Per questo motivo, l’accesso alla finanza agevolata e ai bandi pubblici rappresenta un'opportunità strategica.

Strumenti come i fondi del PNRR, i crediti d’imposta per investimenti in Industria 4.0 e i finanziamenti agevolati messi a disposizione da istituzioni nazionali ed europee consentono alle imprese di sostenere il costo della transizione tecnologica e digitale, favorendo la crescita del settore industriale italiano.

Sfruttare queste risorse significa non solo accedere a capitali a condizioni vantaggiose, ma anche accelerare i processi di innovazione, rafforzare la capacità produttiva e aumentare l’occupazione qualificata.

Le aziende che sapranno cogliere queste opportunità non solo miglioreranno la loro posizione sul mercato, ma contribuiranno anche al rilancio dell’intero sistema industriale italiano.