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Il Covid penalizza l’imprenditorialità femminile: -4 mila aziende gestite da donne nel 2020

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I cambiamenti per le imprenditrici in Italia durante la pandemia del Covid: la situazione delle imprese e dell’occupazione femminile regione per regione.

In base alle rilevazioni del Censis, fino all’inizio del 2020 le donne rappresentavano indicativamente il 42% degli occupati complessivi in Italia e il tasso di attività femminile era attorno al 56%, contro il 75% di quello maschile. Poi il Covid ha fatto sentire i suoi tragici effetti anche sull’occupazione femminile. Dati Istat alla mano, a dicembre 2020 su 101 mila nuovi disoccupati, 99 mila sono donne e dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne.

Il motivo di questo vero e proprio crollo occupazionale è strettamente legato al fatto che le donne sono impiegate soprattutto nei settori che più hanno risentito della crisi, come quello dei servizi e ristorazione, e spesso con contratti che danno minori garanzie di stabilità. A questo si aggiunge che ricoprono meno frequentemente posizioni aziendali apicali e dunque più solide. Anche se è vero che il Covid-19 non ha risparmiato nemmeno le imprese guidate da donne che a fine 2020 registravano un calo rispetto al 2019 nell’ordine di 4 mila unità.

IN ITALIA POCHE DONNE AI VERTICI

In base ai dati elaborati da Cribis, la regione con il maggior numero di aziende guidate da donne è la Lombardia, con 149.210 imprese ‘rosa’ che però rappresentano soltanto il 19,08% del totale delle aziende, posizionandosi così al penultimo posto davanti solo al Trentino-Alto Adige. Non fanno molto meglio neppure altre regioni a vocazione imprenditoriale come Veneto (dove le aziende guidate da donne sono 80.367, ovvero il 19,92% del totale) e Lazio (con 103.589 dove il capo è donna, rappresentando il 21,77% del totale. In termini percentuali, le regioni più virtuose sono Molise (26,3%) e Abruzzo (25,94%), ma con numeri assoluti decisamente più bassi: 7159 aziende nel primo caso, 29404 nel secondo.

Molise

7159

26,32%

Abruzzo

29405

25,04%

Basilicata

11906

24,99%

Umbria

18296

24,39%

Sicilia

82858

23,71%

Calabria

34777

23,57%

Toscana

77064

23,05%

Valle D'Aosta/Valle D'Aoste

2435

22,88%

Campania

101049

22,79%

Puglia

68643

22,63%

Sardegna

30456

22,52%

Liguria

29552

22,49%

Piemonte

80536

22,34%

Marche

30555

22,25%

Friuli-Venezia Giulia

18470

21,85%

Lazio

103589

21,77%

Emilia-Romagna

78608

20,76%

Veneto

80367

19,92%

Lombardia

149210

19,08%

Trentino-Alto Adige

17068

18,14%

 

Andando ad analizzare la dimensione delle aziende guidate dalle donne, prendendo come riferimento il numero dei dipendenti dell’azienda stessa, il maggior numero di imprese dove il capo è donna (980.910) ha al suo attivo al massimo 5 dipendenti, mentre solo 47 imprese contano più di 1000 lavoratori, mettendo in evidenza che man mano che si sale col numero dei dipendenti, progressivamente scende quello delle aziende guidate da donne.

 

Dipendenti

Numero aziende guidate da donne

% numero aziende guidate da donne sul totale delle aziende

≤ 5

980910

22,24%

6 - 10

40837

17,99%

11 - 20

18636

15,98%

21 - 49

7828

14,64%

50 - 99

2072

12,57%

100 - 199

931

12,01%

200 - 499

424

10,55%

500 - 999

76

7,41%

≥ 1.000

47

5,94%

 

Non sorprende, anche alla luce dei dati emersi, che la forma legale più diffusa fra le aziende con al vertice una donna sia l’impresa individuale (con 721.476 aziende che rappresentano il 26% rispetto il totale), rispetto ad altre forme giuridiche.

STARTUP IN ROSA: IN CONTRAZIONE MA LE OPPORTUNITÀ CI SONO

Andando a vedere il settore delle startup, la situazione non è certo più rosea: in Italia al 30 dicembre 2020 risultavano iscritte alla sezione Speciale del Registro Imprese 11.899 startup innovative di cui 1.556 femminili, ovvero il 13,1% del totale, percentuale in diminuzione rispetto agli anni precedenti che era pari al 13,4%. A essere maggiormente colpite nel 2020, sono in particolare le imprenditrici sotto i 35 anni, le cui attività rappresentano l’11,52% del totale rispetto al 12,02% del 2019.

Proprio per sostenere giovani imprenditrici innovative nasce MIA – Miss In Action, un programma che ha l’obiettivo di supportare lo sviluppo dell’imprenditoria femminile. Quest’anno al fianco di Digital Magics e dal Gruppo BNP Paribas, ci sarà anche CRIF, azienda specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information. Alla Call for Innovation possono aderire startup fondate da donne o con una compagine a maggioranza femminile, team di studentesse, team universitari a prevalenza femminile e neo-imprenditrici. Tutte le innovatrici avranno la possibilità di essere selezionate per accedere a un percorso che le sosterrà dallo sviluppo dell’idea alla realizzazione. Le candidature dovranno pervenire tramite il sito missinaction.it entro il 27 aprile 2021. Un’opportunità da non lasciarsi sfuggire, soprattutto in questo complicato periodo.

LA RIPRESA È DONNA

Impossibile ipotizzare una ripartenza post pandemia che trascuri il tema femminile. Le donne possono davvero fare la differenza, anche perché spesso più istruite degli uomini. Basti pensare che l’Istat stesso nel 2020 ha rilevato che il 64,5% delle donne italiane ha almeno un diploma di scuola superiore, contro il 59,8% degli uomini e che le laureate sono in numero maggiore rispetto ai laureati: il 22,4% contro il 16,8%. Nonostante ciò, le donne che lavorano sono decisamente meno degli uomini: il tasso di occupazione femminile è inferiore di 18 punti percentuali rispetto agli uomini, differenza destinata ad aumentare ulteriormente visti i recenti segnali che arrivano dal mondo del lavoro. A questo problema si aggiunge poi la spinosa questione del gender pay gap. Secondo una ricerca di ODM Consulting, nel terzo trimestre del 2020 la busta paga di lavoratrici italiane, a parità di competenze, è stata inferiore dell’8,7% rispetto a quella dei colleghi uomini. È l’Unione Europea stessa a spingere per una ripresa più equa stanziando risorse straordinarie per far ripartire l’economia con una particolare attenzione alla prospettiva di genere. Un’occasione di ripensare la società che non può che avere conseguenze positive.

 

Massimiliano Solari, Direttore Generale CRIBIS

Solari
L'AUTORE
Massimiliano Solari

Direttore Generale, CRIBIS

Entra in CRIBIS nel 2014 come Direttore Commerciale e Marketing e, dal 2018, ricopre anche la funzione di Direttore Generale.
Da oltre trent’anni si occupa di vendite e marketing e, nella sua esperienza, ha gestito progetti e team di natura e dimensioni diverse, raggiungendo obiettivi ambiziosi grazie al lavoro di squadra portato avanti con i tanti professionisti con i quali ha lavorato.
In CRIBIS coordina e gestisce le attività della rete commerciale e del dipartimento di marketing, prestando sempre attenzione alle richieste e ai feedback del team, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi condivisi nel massimo dell’efficienza. Inoltre, lavora a stretto contatto con il CEO nel management del business della società.

Direttore Generale, CRIBIS

Entra in CRIBIS nel 2014 come Direttore Commerciale e Marketing e, dal 2018, ricopre anche la funzione di Direttore Generale.
Da oltre trent’anni si occupa di vendite e marketing e, nella sua esperienza, ha gestito progetti e team di natura e dimensioni diverse, raggiungendo obiettivi ambiziosi grazie al lavoro di squadra portato avanti con i tanti professionisti con i quali ha lavorato.
In CRIBIS coordina e gestisce le attività della rete commerciale e del dipartimento di marketing, prestando sempre attenzione alle richieste e ai feedback del team, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi condivisi nel massimo dell’efficienza. Inoltre, lavora a stretto contatto con il CEO nel management del business della società.

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