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Osservatori

Come contrastare i rischi legati al riciclaggio? I dati dell’Osservatorio CRIF

Shutterstock 2502399831

Dotarsi di un adeguato sistema di antiriciclaggio e poter verificare tempestivamente l’identità delle controparti sono due aspetti imprescindibili nell’attuale contesto. Banche, istituzione finanziarie ma anche aziende di diverso tipo sono infatti chiamate ad adeguarsi al quadro normativo in essere, al fine di mitigare rischi di compliance e danni reputazionali.

Ma quali sono i principali rischi da monitorare e cosa è importante verificare? Per rispondere a queste domande si rivela un utile strumento l’Osservatorio Know Your Customer & Business Lookout”  di CRIF, pubblicato nel 2025 su dati 2024, che ha analizzato circa 2 milioni di persone fisiche e 5,8 milioni di imprese (di cui 2 milioni società di capitali) andando a delineare i profili di rischio di soggetti privati (informazioni sociodemografiche, situazioni creditizie anomale, collegamenti con imprese in settori a rischio), di imprese (complessità della catena partecipativa, appartenenza a gruppi aziendali articolari, collegamenti con Paesi esteri), e la presenza in liste AML di privati e titolari effettivi.

Per renderci conto dell’ambiente in cui ci stiamo muovendo basta pensare che nel 2024 il 3,4% delle aziende risulta avere una catena partecipativa particolarmente complessa (+16,9% rispetto al 2023). Nell’1% dei casi il titolare effettivo varia ogni mese. Ben 694 mila aziende italiane appartengono a un gruppo, per un totale di 279 mila gruppi societari.

 

Com’è cambiato il quadro normativo contro riciclaggio e finanziamento del terrorismo in UE

Il 2024 ha rappresentato un anno di svolta per l’Unione Europea con l’introduzione del nuovo pacchetto normativo su antiriciclaggio (AML) e contrasto del finanziamento del terrorismo (CFT), che entrerà pienamente in vigore dal 2027.

Il framework include:

  • il Testo Unico (single Rulebook), che introduce disposizioni in materia di adeguata verifica della clientela, trasparenza sulla titolarità effettiva e misure per limitare l’uso di strumenti anonimi. L’obiettivo è armonizzare le regole tra gli Stati membri per la lotta al riciclaggio e per il contrasto al finanziamento del terrorismo;
  • La VI Direttiva Antiriciclaggio, con disposizioni in materia di vigilanza volte a una maggiore chiarezza delle attività delle Unità di Informazione Finanziaria (UIF) e delle Autorità competenti. Definisce gli obblighi relativi alla registrazione e all’identificazione della titolarità effettiva, oltre all’accesso alle informazioni contenute nei registri dei titolari effettivi e introducendo l’obbligo per gli Stati di istituire registri contenenti le informazioni sui conti bancari e registri immobiliari accessibili alle sole Autorità competenti;
  • L’istituzione dell’Autorità europea antiriciclaggio (AMLA), con sede a Francoforte e operativa dal 1° gennaio 2028, dotata di poteri di supporto e coordinamento delle autorità nazionali, poteri di vigilanza diretta su alcuni istituti e di indagine per garantire il rispetto delle disposizioni antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo.

 

Quali sono i profili di privati più a rischio di riciclaggio?

L’analisi CRIF sulle persone fisiche mette in luce come una quota compresa fra il 2,1% e il 4% del campione presenta un profilo ad alto rischio riciclaggio e che la fascia d’età più esposta è quella 55-65 anni (3,9%).

Sul fronte del merito creditizio e della storia creditizia dell’utente, lo studio ha rilevato un aumento del 42,6% rispetto al 2023 dei casi (0,93% sul totale del campione) in cui il volume delle operazioni creditizie di un cliente risulta non coerente con la sua categoria di appartenenza. Non solo, sono stati individuati privati con oltre 10 finanziamenti attivi, una situazione potenzialmente riconducibile all’utilizzo di prestanome.

Fra i comportamenti anomali analizzati ci sono anche le estinzioni anticipate dei finanziamenti. In base all’osservatorio, si registra una crescita significativa, oltre il doppio rispetto all’anno precedente, nella percentuale di casi (0,18% sul totale) in cui i clienti hanno chiuso anticipatamente più piani di rimborso.

E non è tutto, l’11,96% dei soggetti privati hanno collegamenti con imprese, non sempre dichiarati all’istituto finanziario. Nello specifico, il 6,76% dei soggetti ha ruoli dirigenziali o partecipazioni societarie in settori particolarmente esposti a rischi di riciclaggio, quali i fondi pubblici, la gestione dei rifiuti e l’edilizia.

 

Aumentano i privati sottoposti a controlli e sanzioni per riciclaggio

Dall’Osservatorio emerge un aumento significativo dei soggetti sottoposti a controlli e sanzioni, a causa di liste internazionali antiterrorismo e sanzioni legate alla Russia.

Ecco qualche dato:

  • 0,08% dei privati risulta incluso in liste OFAC/ONU/Seco List, rappresentando così la categoria più rischiosa;
  • 1,36% dei privati e 1,53% dei titolari effettivi hanno subito sanzioni amministrative da enti come Banca d’Italia o Consob;
  • 2,26% dei privati e 3,9% dei titolari effettivi sono classificati come Persone Politicamente Esposte (PEP), mentre lo 0,48% dei privati e l’1,21% dei titolari effettivi risultano essere nella lista dei Politici Italiani Locali (PIL);
  • lo 0,17% delle persone fisiche e lo 0,1% dei titolari effettivi risultano ricercati da organizzazioni come Interpol e FBI.

Dati che fanno riflettere su quanto possa essere pericoloso non conoscere perfettamente con chi ci si interfaccia.

 

Imprese, catene partecipative e legami internazionali

Sempre stando all’Osservatorio CRIF, il titolare effettivo può essere individuato nel 96% dei casi in modo automatico ricorrendo a banche dati. Nel 90% dei casi l’identificazione avviene con il metodo della quota di partecipazione diretta o indiretta, mentre nel restante 10% attraverso il metodo della carica significativa con l’individuazione esponenti che detengono il controllo dell’impresa.

Dall’analisi emerge che:

  • 3,4% delle imprese ha catene partecipative complesse (+16,9% vs 2023); nello 0,71% dei casi la risalita porta a una fiduciaria e nel 2,10% a società cancellate o cessate che figurano ancora come socio diretto o indiretto;
  • ogni mese il titolare effettivo varia nell’1% delle società monitorate;
  • circa 694 mila società di capitali (pari al 34% delle imprese registrate in CCIAA) fanno parte di un gruppo, per un totale di 279 mila gruppi; di questi, il 12% ha almeno un collegamento estero, ovvero un’azienda del gruppo con sede in un Paese estero;
  • Il 30% dei gruppi con aziende estere ha legami con più di 3 Paesi. Le geografie principali: Regno Unito (5,26%), Germania (4,79%), USA (4,15%) e Spagna (3,97%).

Fra i Paesi carenti sul fronte della regolamentazione antiriciclaggio e lotta al terrorismo finanziario, aziende estere appartenenti a un gruppo con imprese italiane hanno sede in: Emirati Arabi (0,66% delle aziende), Sud Africa (0,55%) e Vietnam (0,43%).

Particolare attenzione merita l'analisi delle transazioni di pagamento tra aziende russe e fornitori italiani, alla luce delle sanzioni imposte alla Russia dall’UE. A febbraio 2025 il numero di aziende italiane con rapporti commerciali con controparti russe è diminuito del 20,3% rispetto a marzo 2023. Se si considera l’esposizione economica verso la Russia, il volume è passato da 6,4 milioni € a marzo 2023 a 3 milioni € nel dicembre 2024 per poi risalire a 5,8 milioni € nel febbraio 2025.

Interessante anche l’andamento degli importi scaduti che restano elevati: 73,2% a dicembre 2024, che scendono al 50,5% a febbraio 2025, indicando un parziale miglioramento nei pagamenti da parte dei clienti russi.

 

Il settore delle armi: un’area critica per il riciclaggio

In base all’analisi delle esportazioni di armi nel periodo 2020-2024 dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), gli Stati Uniti risultano essere il principale esportatore, con una quota del 43% delle esportazioni globali. Seguono la Francia (9,6%), la Russia (7,8%), la Cina (5,9%) e la Germania (5,6%). Il nostro Paese rappresenta, invece, il 4,8% delle esportazioni mondiali.

Ma come è composto il comparto italiano? Grazie alla piattaforma di market intelligence Margò è possibile tratteggiarne le caratteristiche focalizzandosi sul settore della produzione e commercializzazione di armi. Quel che emerge è che il settore si compone di circa 1000 aziende, di cui l’86% sono microimprese e il 46,7% società di capitali. A livello geografico, il 33,6% si trova nel Nord Ovest, il 16,4% nel Nord Est, il 20% nel Centro e il 29,9% nel Sud e Isole. Approfondendo l’analisi, le aziende si concentrano principalmente in Lombardia (22,4%), Lazio (9%), Campania (8,9%) e Piemonte (8,5%).

La maggior parte delle imprese del settore delle armi è attiva da tempo, con il 38,5% delle aziende che opera da 11 a 25 anni e il 23,9% da 26 a 50 anni.

Si tratta di un settore fortemente orientato all'export, con una quota di aziende con un alto livello di internazionalizzazione del 17,5%, contro l’1,6% della media nazionale.

 

KYC e AML: come scegliere i giusti partner grazie ai dati

Il quadro tracciato dall’Osservatorio CRIF KYC-AML 2025 mette in luce una duplice sfida: da un lato l’adeguamento a normative sempre più stringenti, dall’altro la necessità di strumenti innovativi.

Scegliere i giusti partner è possibile grazie all’integrazione di dati, intelligenza artificiale e piattaforme KYC (Know Your Customer) ed è imprescindibile per garantire compliance, efficienza operativa e protezione reputazionale. Questo processo è possibile grazie a controlli in tempo reale, ricostruzione di catene societarie complesse, list screening, elaborazione di dati provenienti da fonti multiple.

 

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L'AUTORE
Michele Colombo

Product Marketing & GTM Manager, CRIBIS

Ha lavorato per oltre 20 anni nel marketing del gruppo CRIF, coordinando progetti di comunicazione, product marketing, business intelligence e sales acceleration. Oggi è responsabile del product marketing e delle strategie di commercializzazione di CRIBIS.

Product Marketing & GTM Manager, CRIBIS

Ha lavorato per oltre 20 anni nel marketing del gruppo CRIF, coordinando progetti di comunicazione, product marketing, business intelligence e sales acceleration. Oggi è responsabile del product marketing e delle strategie di commercializzazione di CRIBIS.

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