Internazionalizzazione
Export: quali sono i principali rischi globali per le imprese che esportano?

L’indice GBI calcola la probabilità che si avverino le 10 maggiori minacce per le aziende esportatrici. Ma di cosa si tratta, e quali sono questi rischi?
A un anno dall’inizio del conflitto fra Russia e Ucraina, i rischi globali per le aziende che guardano ai mercati oltre confine restano alti. È quanto emerge dal punteggio Global Business Impact di Dun & Bradstreet sul primo trimestre 2023.
In particolare, a destare preoccupazioni sono il rallentamento dell'economia globale e le tensioni geopolitiche. Nonostante ciò, il GBI (Global Business Impact), ottenuto calcolando la probabilità di avverarsi delle dieci maggiori minacce per le aziende, ha registrato un miglioramento attestandosi a 314 nel primo trimestre del 2023 (dal 323 del quarto trimestre del 2022) a seguito di un miglioramento marginale del contesto di rischio.
Un punteggio che però risulta superiore alla media a lungo termine (274), il che vuol dire che le prospettive per le aziende che esportano i loro beni o servizi rimangono difficili.
I 10 principali rischi globali per le aziende esportatrici
1) Recessione economica globale.
Il rischio di una recessione economica globale e il clima geopolitico sono le principali cause di incertezza per le imprese esportatrici. Il timore che il conflitto russo-ucraino possa portare a un’escalation militare pesa sugli scambi internazionali.
A tutto ciò si aggiungono le preoccupazioni circa un rallentamento economico globale, mitigato però dalla tenuta dell’Europa che sta superando l’inverno meglio delle previsioni, anche grazie a mesi miti che hanno aiutato a contenere i costi energetici.
Per i prossimi trimestri, l'attenzione si sposterà sulle politiche restrittive messe in essere per contrastare l'inflazione. C’è la possibilità che le banche centrali adottino politiche tanto rigide da portare alla recessione.
Questo rischio di rallentamento dell'economia globale ha un punteggio GBI di 43, in calo rispetto al 51 del quarto trimestre del 2022.
2) Rallentamento economico della Cina
Nella Cina continentale, la crescita del PIL reale nel 2022 si stima essere circa il 3%, significativamente inferiore alla media dei 5 anni precedenti e sotto l'obiettivo preannunciato del 5,5%.
Non sorprende che le autorità abbiano ribadito che la ripresa economica è la massima priorità politica per il 2023. Oltre a distribuire il sostegno al credito per il settore immobiliare e alla riapertura delle frontiere, sono stati emessi buoni di consumo in diverse province per stimolare la domanda interna.
Il punteggio GBI per questo rischio è sceso a 33 (rispetto a 36 nel quarto trimestre del 2022) con il rinnovato impegno dei responsabili politici a rivitalizzare la crescita, anche se il rallentamento economico della Cina è dovuto anche a fattori strutturali come il calo demografico.
3) Difficoltà nella catena di approvvigionamento
Con la riapertura della Cina continentale, è stato superato un grosso ostacolo alla normalizzazione della catena di approvvigionamento nel mondo, ma restano altre sfide di più ampia portata, come i disastri ambientali, i fallimenti sistemici, sanzioni e controlli sulle esportazioni derivanti da criticità geopolitiche.
Se questi rischi dovessero intensificarsi, i tempi di consegna dell'offerta potrebbero rimanere imprevedibili e i prezzi alla produzione potrebbero aumentare di nuovo, complicando la battaglia contro l'inflazione.
Il punteggio GBI per il rischio si è ridotto ma è ancora alto: 30.
4) Instabilità sociale
Sebbene gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità abbiano iniziato a mostrare segni di rallentamento, i problemi del costo della vita rimangono al centro delle preoccupazioni delle fasce di popolazione che più hanno sofferto durante la pandemia.
Un'inflazione elevata potrebbe innescare proteste contro i governi che potrebbero anche arrivare nelle piazze, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, mettendo a rischio la stabilità socio-politica.
Questo rischio è aumentato nel corso del trimestre poiché nuovi dati indicano che il 2022 è stato un anno in cui la riduzione della povertà globale ha subito gravi battute d'arresto, con un punteggio GBI di 23 (rispetto a 20 nel quarto trimestre del 2022).
5) Capacità di ripagare i debiti dei Paesi emergenti
Dopo il default dello Sri Lanka, l'attenzione degli investitori è rivolta ora ai Paesi emergenti altrettanto vulnerabili. Il rialzo dei tassi fa crescere infatti il rischio di sofferenza del debito nei mercati in via di sviluppo.
Il debito del settore pubblico nei mercati emergenti è particolarmente sensibile a eventi che potrebbero accelerare la fuga di capitali. Inoltre, le prospettive economiche deboli con un contesto creditizio sfavorevole manterranno alti i costi di finanziamento delle imprese, abbassando le prospettive a medio termine.
Il punteggio GBI per questo scenario di rischio è 20 (era 18 nel quarto trimestre del 2022).
6) Nuove ondate di Covid-19
Nonostante la situazione ora sia sotto controllo, esiste il rischio che nuove varianti di Covid-19 facciano aumentare i contagi.
L'esperienza della Cina indica che la riapertura può a volte portare a nuovi contagi e le operazioni commerciali non sono ancora tornate alla piena normalità in termini di numero di operazioni.
Il punteggio GBI per questo rischio è di 19.
7) Escalation conflitto Russia-Ucraina
Il conflitto tra Russia e Ucraina è ancora in corso e resta intatto il rischio che si vada verso un'escalation militare, il cui punteggio GBI si attesta 48 per il primo trimestre del 2023.
La Russia potrebbe lanciare una forte offensiva mirata alle infrastrutture civili critiche per logorare psicologicamente la popolazione ucraina. D'altra parte, l'Ucraina potrebbe rispondere usando le armi fornite dall'Occidente nel territorio russo.
In entrambi i casi, esiste il rischio che vengano utilizzate armi nucleari o che un incidente militare trascini un membro della NATO direttamente nel conflitto.
8) Competizione tra Stati Uniti e Cina
I rapporti fra USA e Cina continuano a essere tesi e sono molte le aziende che potrebbero risentire del braccio di ferro fra le due potenze.
In particolare, la mancanza di cooperazione in materia di commercio e clima alimenta i rischi operativi e i costi di compliance per le imprese.
Il livello di rischio relativo alla competizione USA-Cina rimane alto (44) ma sostanzialmente invariato rispetto al trimestre precedente.
9) Politiche climatiche
Con l'UE che lavora per imporre tasse sul carbonio e gli Stati Uniti che spingono per fornire sussidi verdi, ci aspettiamo che l'impatto ambientale, il mix energetico e la riduzione del carbonio diventino elementi ricorrenti.
Assegniamo un punteggio GBI di 33 ai rischi legati ai cambiamenti nelle politiche di azione per il clima.
10) Attacchi informatici
Con l'aumento delle tensioni geopolitiche, aumentano anche i livelli di minaccia nel cyberspazio. Va notato poi come il ritmo della digitalizzazione durante la pandemia ha superato di gran lunga il ritmo dell'aggiornamento delle capacità di sicurezza informatica delle organizzazioni.
Per questi motivi il punteggio GBI per questo scenario di rischio è pari a 22.
Export e rischi globali, che fare?
L’analisi di Dun & Bradstreet sui rischi mette in luce quanto sia importante che i responsabili delle decisioni aziendali predispongano dei piani di emergenza per far fronte a possibili interruzioni di catene di approvvigionamento.
Un’azienda che voglia ampliare il proprio business all’estero deve a maggior ragione costruire una strategia commerciale solida dove la ricerca e la valutazione di clienti e partner commerciali rivestono un ruolo fondamentale, soprattutto alla luce di ciò che abbiamo indicato.
Per questo abbiamo concepito una serie di servizi a disposizione delle imprese che vogliono entrare in un mercato estero, che vanno dalla piattaforma di sales acceleration D&B Hoovers all’accesso a informazioni commerciali strategiche per lo sviluppo del business e a report dettagliati che permettano di prendere decisioni mirate e consapevoli.

L'AUTORE
Massimiliano Solari
Managing Director, Cribis
Entra in CRIBIS nel 2014 come Direttore Commerciale e Marketing e, dal 2018, ricopre anche la funzione di Direttore Generale.
Da oltre trent’anni si occupa di vendite e marketing e, nella sua esperienza, ha gestito progetti e team di natura e dimensioni diverse, raggiungendo obiettivi ambiziosi grazie al lavoro di squadra portato avanti con i tanti professionisti con i quali ha lavorato.
In CRIBIS coordina e gestisce le attività della rete commerciale e del dipartimento di marketing, prestando sempre attenzione alle richieste e ai feedback del team, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi condivisi nel massimo dell’efficienza. Inoltre, lavora a stretto contatto con il CEO nel management del business della società.
Managing Director, Cribis
Entra in CRIBIS nel 2014 come Direttore Commerciale e Marketing e, dal 2018, ricopre anche la funzione di Direttore Generale.
Da oltre trent’anni si occupa di vendite e marketing e, nella sua esperienza, ha gestito progetti e team di natura e dimensioni diverse, raggiungendo obiettivi ambiziosi grazie al lavoro di squadra portato avanti con i tanti professionisti con i quali ha lavorato.
In CRIBIS coordina e gestisce le attività della rete commerciale e del dipartimento di marketing, prestando sempre attenzione alle richieste e ai feedback del team, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi condivisi nel massimo dell’efficienza. Inoltre, lavora a stretto contatto con il CEO nel management del business della società.
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