Sostenibilità
In Italia crescono le aziende che remunerano i CEO in base ai risultati ESG ottenuti

La remunerazione variabile dei CEO è sempre più legata, in Italia e in EU, ai risultati ESG. Scopri di più sul legame fra sostenibilità e performance economiche.
Legare la retribuzione dei CEO ai risultati ambientali, sociali e di governance (ESG) non è più una pratica marginale: secondo uno studio della Banca d’Italia dal titolo ESG metrics in CEO compensation: incentives and sustainability in the major EU economies, l’adozione di incentivi ESG sta diventando sempre più diffusa nelle aziende quotate nei principali Paesi UE, tra cui Italia, Francia, Spagna e Germania.
Perché correlare i compensi del management ai risultati ESG?
Fino a poco tempo fa, i bonus variabili, stock option e altre forme di remunerazione per i vertici aziendali erano largamente basati solo su performance finanziarie: crescita dei ricavi, profittabilità, ritorni sugli investimenti.
Il report della Banca d’Italia mette in evidenza come oggi molte aziende integrano nei loro piani anche obiettivi legati a sostenibilità ambientale, equità sociale e buona governance. Obiettivi che possono includere riduzioni delle emissioni di CO₂, promozione della diversità, trasparenza nella governance.
Tra il 2018 e il 2022, infatti, la percentuale di aziende europee che includono metriche ESG nella remunerazione variabile dei CEO è salita in media da circa 25% a quasi 90%. In Italia la diffusione è leggermente inferiore alla media europea, ma comunque molto elevata: l’82,5% delle imprese quotate nel nostro Paese prevede obiettivi ESG nel compenso variabile per i vertici.
Inoltre, non solo più aziende adottano questi criteri, ma cresce anche il numero di metriche con cui vengono misurati: in Italia, in media, ogni azienda stabilisce circa 3,3 metriche ESG per valutare i propri CEO.
Quanto pesa l’ESG nella remunerazione complessiva del management?
Quanta parte del compenso è effettivamente legata a fattori ESG? In base ai dati del report di Banca d’Italia nel 2018 i risultati nell’ambito della sostenibilità rappresentavano circa il 13% della remunerazione variabile a breve termine e meno del 20% di quella a lungo termine. Nel 2022 queste percentuali sono salite al 18% per la variabile a breve termine e al 22% per quella a lungo termine.
La maggioranza delle metriche ESG adottata è quantitativa, come la riduzione delle emissioni di carbonio), mentre alcune metriche non hanno target espliciti, il che rende la valutazione meno trasparente.
In Italia, oltre alle emissioni, gli obiettivi legati a diversità e inclusione sociale risultano piuttosto diffusi. Fra l’altro il tasso di raggiungimento degli obiettivi è molto alto: nel breve termine, nel 2022, il 94% delle aziende italiane con metriche ESG nella remunerazione ha pienamente raggiunto o superato i target fissati. Anche nei Paesi europei considerati, il tasso si aggira intorno all’88%.
Il rapporto fra gli obiettivi ESG e le performance economiche
Non mancano differenze da settore a settore. Il comparto utility è quello che più spesso lega una parte significativa della retribuzione a criteri ESG, sia nel breve che nel lungo periodo. Non mancano sperimentazioni in tal senso nei settori industriale, finanziario e ICT.
Un punto chiave dell’analisi di Banca d’Italia riguarda il fatto che l’aumento della componente ESG nei compensi non si accompagna a peggioramenti nelle performance economiche delle imprese che adottano queste pratiche. Anzi, c’è una piccola tendenza al miglioramento su indicatori come fatturato, produttività, redditività e numero di dipendenti.
Tuttavia, il report evidenzia come in alcuni casi i target definiti sembrino non essere particolarmente sfidanti, il che apre il rischio che vengano usati più come strumento di comunicazione che come leva reale per cambiare i modelli di business.
Criteri ESG e compensi: un incentivo allo sviluppo sostenibile
Dalla ricerca della Banca d’Italia emerge un quadro complesso ma incoraggiante: la sostenibilità non è soltanto un vincolo etico o normativo, ma è compatibile e in alcuni casi favorisce risultati economici solidi e una migliore performance complessiva.
Affinché il legame tra remunerazione e ESG produca degli effetti reali, servono però dei criteri chiari, metriche quantificabili, obiettivi sfidanti e trasparenza. Senza questi elementi, c’è il rischio che le pratiche restino simboliche, utili per l’immagine ma poco incisive nel guidare una vera transizione verso uno sviluppo sostenibile.
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L'AUTORE
Fiorenza Orsitto
ESG Business Manager, CRIBIS
Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.
ESG Business Manager, CRIBIS
Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.
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