Sviluppo Business, Supply Chain Compliance
Rincari delle materie prime alimentari: caffè, cacao e burro sempre più cari

Eventi climatici estremi, tensioni geopolitiche e rincari energetici hanno causato l'aumento di prezzo di molti alimenti: scopri cause e conseguenze del fenomeno.
Gli anni dopo la pandemia da Covid19 sono stati segnati da tensioni geopolitiche, eventi climatici estremi, rincari energetici e spinte inflazioniste. Tutti fattori che hanno fatto sentire il loro effetto sui prezzi delle materie prime alimentari, con pesanti ripercussioni su tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione alla vendita, colpendo le imprese coinvolte e i consumatori finali.
Nel 2025, nonostante l’inflazione sia scesa, i costi di questi beni continuano a destare preoccupazione: potrebbe essere un anno decisamente critico per i prezzi al consumo, specialmente per alcuni prodotti, come caffè, cacao, burro e oli vegetali.
Quali sono le materie prime alimentari coi maggiori rincari e perché?
Tra gli alimenti che stanno diventando sempre più cari ci sono, come evidenziato in un approfondimento apparso su Panorama, cacao e caffè. La causa è dovuta al fatto che la produzione è concentrata in Paesi fortemente esposti ai cambiamenti climatici.
Le forti piogge, le malattie delle piante, la siccità in regioni chiave, ma anche tecniche di coltivazione obsolete hanno ridotto drasticamente la disponibilità di cacao, portando i prezzi a livelli record. Tant’è vero che nel 2024 ha raggiunto quota 5.500 euro la tonnellata, raddoppiando il suo prezzo.
Situazione simile per il caffè, che ha visto crescere in modo consistente il suo prezzo (+83% robusta, 48% arabica) nel giro di un paio d’anni, come conseguenza degli effetti del cambiamento climatico. Il tutto complicato dall’aumento dei costi di trasporto e logistica e dal fatto che, a fronte di una offerta incerta, la domanda internazionale continua a salire.
Non va meglio per alimenti come il burro, che nel 2024 ha superato quota 8 euro al chilo, con un incremento del 50% rispetto all’anno precedente per via dello stress da calore subito dai bovini da latte, che ne ha ridotto la produttività e da politiche agricole improntate a scelte volte a una maggiore sostenibilità che hanno inciso sull’ammontare della produzione.
Anche gli oli vegetali (in particolare l’olio di palma e di semi) sono influenzati dal clima, rincari energetici, dai costi della logistica e più in generale da un disequilibrio fra domanda e offerta.
Le conseguenze dei rincari per le imprese
L’aumento dei prezzi dei generi alimentari di ampio consumo sta generando effetti su tutta la filiera, con conseguenze economiche rilevanti.
Le aziende agroalimentari si trovano, infatti, strette tra l’esigenza di salvaguardare i margini economici e la necessità di contenere i costi, visto che le materie prime incidono in modo diretto sui bilanci di produttori e trasformatori.
Le PMI, in particolare, sono le più esposte: con minore capacità contrattuale e riserve limitate, risentono maggiormente delle fluttuazioni di prezzo e della difficoltà nel reperimento delle scorte.
Anche la logistica correlata al settore alimentare, già messa alla prova dalla crisi energetica, subisce l’effetto domino dei rincari. L’aumento del costo del carburante, delle spedizioni internazionali e del trasporto su gomma complica la distribuzione dei beni, contribuendo a far lievitare i prezzi sugli scaffali.
In questo scenario complesso, appare sempre più strategico costruire una filiera agroalimentare capace di adattarsi a contesti mutevoli e di diversificare gli approvvigionamenti.
Il rafforzamento delle supply chain corte e agili, l’uso delle tecnologie digitali e l’accesso a strumenti di finanza agevolata possono rappresentare aspetti decisivi per affrontare la sfida dei prezzi.

L'AUTORE
Fiorenza Orsitto
ESG Business Manager, CRIBIS
Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.
ESG Business Manager, CRIBIS
Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.
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