Sostenibilità, Sviluppo Business
Cos’è la blue economy e quanto vale in Italia e in Europa

La blue economy comprende una serie di comparti economici legati al mare. Scopri quanto vale in Italia e in Europa e come si sta evolvendo.
Con il termine blue economy ci si riferisce a una serie di comparti economici legati al mare. Si va da attività come pesca, acquacoltura, turismo costiero, trasporti marittimi a settori come la produzione di energia da fonti rinnovabili marine, le biotecnologie blu, la cantieristica, l’estrazione mineraria dei fondali; la blue economy comprende anche attività sportive e ricreative legate al mare, la movimentazione di merci e passeggeri; infine, anche le attività di ricerca, regolamentazione e tutela dell’ambiente.
Un settore variegato, dunque, in grado di dare un contributo importante all’economia del Paese, direttamente e indirettamente. Vediamo allora quali sono i settori più rilevanti della blue economy in Italia e in Europa e qual è il suo valore.
Quali sono i settori più rilevanti della blue economy in Italia
La blue economy, secondo i dati del XIII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare “Ossermare”, realizzato dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere su dati del 2023, in Italia conta ben 232.841 imprese, 1.089.710 occupati e che è in grado di generare un valore aggiunto diretto pari a 76,6 miliardi di euro che diventano 216,7 miliardi di euro (11,3% del PIL nazionale) se a questo ammontare si aggiunge il valore che riesce ad attivare nel resto dell’economia.
La blue economy è in crescita da molti punti di vista: aumentano, infatti, il valore aggiunto diretto (+15,9%), il numero degli addetti (+7,7%) e nel biennio 2022-2024 anche il numero delle imprese (+2%). A crescere sono in particolare le realtà che operano nei Servizi di alloggio e ristorazione e nella Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale.
Considerando il contributo dei settori al valore aggiunto dell’economia del mare, brilla l’attività ricettiva:
- Servizi di alloggio e ristorazione: 42,4%
- Movimentazione di merci e passeggeri via mare: 31%
- Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale: 10,3%
- Filiera della cantieristica: 9,8%
- Attività sportive e ricreative: 5,5%
- Filiera ittica: 3,7%
- Industria delle estrazioni marine: -2,7%
I numeri, quelli della blue economy nazionale, che ci permettono di avere un ruolo di primo piano anche a livello europeo.
I dati della blue economy nell’Unione Europea
In base ai dati del report The EU Blue Economy Report 2025 della Commissione europea, che ha analizzato le performance del settore nel 2021 e 2022, emerge che nel 2022 l’economia blu dell’UE ha impiegato direttamente 4,82 milioni di addetti (+16%), oltre ad aver generato quasi 890 miliardi di euro di fatturato (+29%) e 250,7 miliardi di euro di valore aggiunto lordo (+33%).
E l’Italia è protagonista. Se consideriamo infatti l’occupazione e la produzione di valore aggiunto lordo per Paese (dati 2022), siamo al quarto posto in UE. E brilliamo in particolare per quel che riguarda il valore aggiunto prodotto nella cantieristica navale e nel turismo.
In base al report dell’UE, tra il 2013 e il 2022 il valore aggiunto lordo è aumentato in tutti i settori dell’economia del mare, con iI turismo costiero che rappresenta ben il 33% del totale del valore aggiunto lordo della blue economy dell’UE nel 2022 e che impiega oltre la metà della forza lavoro totale (54%).
Nello stesso periodo, i comparti che hanno registrato crescite più rilevanti sono stati: energia eolica offshore (+1049%), trasporto marittimo (+99%), costruzione e riparazione navale (+73%), risorse marine viventi (+44%) e attività portuali (+36%).
L’impegno dell’Europa per una blue economy sostenibile
L’UE si sta impegnando molto nell’implementare un’economia blu sostenibile, in accordo con gli obiettivi del Green Deal europeo. Sul solco di questo percorso, il trasporto marittimo sta facendo passi avanti, con il trasporto merci via mare e via costa che ha ottenuto una riduzione del 10% delle emissioni per tonnellata di merci tra il 2013 e il 2022, mentre la flotta peschereccia dell’UE ha registrato una riduzione del 31% delle emissioni di CO2. Miglioramenti ci sono stati anche sul fronte nell’efficienza del carburante, tant’è vero che nel 2022 la flotta UE ha consumato il 17% in meno di carburante rispetto al 2009.
Sul fronte dell’innovazione e della sostenibilità l’Italia sta facendo la sua parte. Tanto è stato fatto ma ancora molto resta da fare: le imprese della blue economy nazionale che nel biennio 2021-2022 hanno condotto progetti di innovazione sono state il 34,2%, mentre quelle che nel triennio 2020-2022 hanno investito in sostenibilità ambientale sono state il 24,5%. Altro dato interessante: nel biennio 2021-2022, il 11,8% delle aziende della blue economy hanno adottato pratiche di monitoraggio dell’impatto ambientale verso i propri fornitori.
Guardando ai prossimi decenni, la blue economy si configura come un motore di sviluppo cruciale. Il successo dipenderà dalla capacità di integrare la dimensione ambientale in ogni fase della catena del valore e di promuovere la formazione di nuove competenze professionali.
Investire nei mari e negli oceani con visione, responsabilità e innovazione non è più una scelta opzionale, ma una strategia necessaria per una crescita che sia davvero sostenibile.
Migliora la sostenibilità della tua filiera.

L'AUTORE
Fiorenza Orsitto
ESG Business Manager, CRIBIS
Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.
ESG Business Manager, CRIBIS
Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.
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