Sostenibilità

Imprenditoria femminile: le aziende guidate da donne sono più attente ai criteri ESG e meno rischiose

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Le aziende guidate da donne sono meno rischiose e più attente alla sostenibilità. Leggi la nostra analisi sulle caratteristiche dell'imprenditoria femminile in Italia.

Il numero di donne nei board e in ruoli apicali nelle aziende italiane è ancora troppo basso, ma quando il management è in mano alle donne aumenta l’attenzione ai criteri ESG. È quanto emerge dall’analisi condotta da CRIBIS.

Secondo il Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum, che analizza il divario di genere e le politiche messe in atto da 146 Paesi per raggiungere la parità, occorreranno ancora 132 anni per riuscire a colmare il gap tra uomini e donne.

E l’Italia di certo non brilla. Anzi, continua a essere fanalino di coda in Europa posizionandosi per il secondo anno senza miglioramenti al 63° posto.

Il gap, oltre che nelle posizioni di vertice, per effetto di quello che viene definito il “soffitto di cristallo” si vede anche nelle retribuzioni. Basti pensare che nel 2022 nel settore privato il Gender Pay Gap in Italia, secondo Eurostat, è stato del 16,5%, contro una media europea del 13-14%.

 

In Europa solo il 35% dei membri dei CdA erano donne nel 2021

 

In base al Gender Diversity Index 2021 (GDI) presentato da European Women on Boards (EWoB), report che analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nei vertici aziendali delle più grandi realtà europee, è emerso che:

  • Nel 2021 in Europa il 35%dei membri dei CdA sono donne
  • Gli uominioccupano l'81% delle posizioni di vertice, mentre la percentuale di donne nei livelli esecutivi è del 19%
  • Su 668 aziende analizzate, solo il 7% è guidato da un'amministratrice delegata
  • Le aziende con una CEO donna hanno il doppio delle donne in posizione apicale (38%) rispetto alla media delle aziende (19%), mentre nelle aziende guidate da un uomo le donne vengono selezionate solo per un 30% delle posizioni disponibili
  • Con un Gender Diversity Index di 0.62, in Italia le donne CEO sono solo il 3%, le donne nei Comitati dei CdA e/o nei Consigli di Sorveglianza sono invece il 47%, mentre le donne a capo dei CdA sono il 15% e la percentuale di donne nei livelli esecutivi è del 17%

Fortunatamente sempre più aziende stanno iniziando a riconoscere l’importanza della parità di genere.

 

Management: una rincorsa verso la parità di genere

 

Anche nel nostro Paese la situazione sta cambiando. Secondo il Report sui Manager Privati con focus sulle donne elaborato da Manageritalia su dati ufficiali dell’Inps relativi al 2021, prosegue la crescita delle donne manager nel settore privato (+13,5% rispetto al + 3,6% dell’aumento dei manager uomini).

Un trend positivo che vede le donne manager nel privato aumentare del 77% dal 2008 al 2021, raggiungendo il 20,5% dei manager totali. In particolare, è il settore terziario a essere sempre più “rosa” (24,7%) rispetto all’industria (15,1%).

 

Donne nei CDA: a che punto siamo?

 

Grazie ai dati elaborati da CRIBIS siamo andati ad analizzare lo stato dell’arte nel nostro Paese. Dallo Studio CRIBIS emerge che circa 1 milione di imprese (su un totale di 5 milioni di aziende attive in Italia) vanta un CDA a maggioranza femminile, ma che ci sia ancora molto da fare lo dimostra il fatto che nel 61,54% dei casi la presenza di donne manager è uguale o inferiore al 10%.

 

Imprese femminili, quali sono le regioni più rosa?

 

Andando a considerare la distribuzione geografica delle aziende con maggiore presenza di donne ai vertici, la classifica delle regioni con il maggior numero di imprese femminili vede sul podio:

  • Lombardia (14,18%)
  • Campania (10,1%)
  • Lazio (9,56%)

Anche se poi se si guarda alla percentuale delle imprese femminile sul totale delle imprese per singola regione, si scopre che nei primi tre posti troviamo:

  • Molise (26%)
  • Basilicata (25%) e Abruzzo (25%)
  • Umbria (24%)

 

Imprese femminili: dimensioni e caratteristiche

 

Scoperta la distribuzione geografica, sorge spontaneo chiedersi quali siano le peculiarità delle imprese femminili (con almeno il 51% di donne all’interno dei CDA).

Il primo dato che balza agli occhi sono le dimensioni: il 92,51% ha infatti meno di 5 dipendenti. Piccole imprese, dunque, che nel 97% dei casi non supera il milione di euro.

Dati che non sorprendono in considerazione che si tratta per lo più di realtà costituite come ditta individuale o società di persone (77,55%), mentre sono solo il 17,07% le società di capitali.

Del resto, i settori in cui si concentrano le imprese rosa sono principalmente quelli legati ai servizi per la cura della persona (istituti di bellezza, saloni per capelli) e alla ristorazione.

 

Donne al comando di aziende di recente costituzione

 

Conforta sapere che le donne stanno ritagliandosi sempre più spazio nelle imprese di recente costituzione: il 32,12% delle aziende con management femminile è stata fondata dopo il 2017. Un ottimo segnale per il futuro.

 

Le imprese guidate da donne sono più solide e sostenibili

 

Uno degli aspetti più interessanti riguarda la solidità delle imprese femminili che risultano essere meno rischiose rispetto alla media italiana: più della metà (52,73%) presenta, infatti, un rischio di fallimento minimo o inferiore alla media, contro un dato nazionale del 48% con rischio minimo o inferiore alla media.

Non solo. Un altro dato particolarmente significativo è il fatto che le imprese rosa dimostrano una maggiore attenzione alla sostenibilità.

In base al CRIF ESG Score le imprese femminili con un elevato grado di sostenibilità superano dell’8% quelle maschili, con una sensibilità spiccato soprattutto per quel che riguarda la componente ambientale.

Un futuro più rosa significa dunque anche un’imprenditoria più green e con bilanci in ordine, a tutto vantaggio dell’intero tessuto sociale e produttivo.

Un grosso aiuto potrebbe arrivare proprio dai fondi del PNRR che ha fra le sue missioni il sostegno all’inclusione attraverso politiche per il lavoro a supporto delle imprese femminili, a cui sono stati destinati 400 milioni di euro.

L’obiettivo è quello di innalzare il livello di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro e, in particolare, di sostenere la partecipazione ad attività imprenditoriali, attraverso finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto alle imprese femminili di nuova creazione o già attive sul mercato.

L’imprenditoria rosa fa bene all’intera economia del Paese: le donne sono una preziosa risorsa su cui investire.

Fiorenza Orsitto
L'AUTORE
Fiorenza Orsitto

Business Consultant Senior, CRIBIS

Business Consultant Senior, CRIBIS

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