Sostenibilità
ESRS: cosa prevedono i nuovi standard europei per il bilancio di sostenibilità?
Emanati a luglio 2023 dalla CE i nuovi standard europei per la rendicontazione della sostenibilità (ESRS). Scopri di cosa si tratta e cosa è cambiato!
Il 31 luglio 2023 la Commissione Europea ha adottato ufficialmente gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Cosa cambia ora per le aziende in termini di report di sostenibilità?
Perché sono stati introdotti gli Standard ESRS
Il nuovo regolamento UE va a integrare la direttiva sulla reportistica ESG includendo i nuovi principi di rendicontazione della sostenibilità, detti European Sustainability Reporting Standard (ESRS).
Con i nuovi ESRS l’Unione Europea chiede alle imprese degli Stati membri un maggiore impegno nella valutazione dei rischi e degli impatti sulla sostenibilità della loro attività. Richiedendo l’uso di standard comuni, la direttiva UE mira a garantire che le aziende in tutta l’UE riportino informazioni comparabili e affidabili sulla sostenibilità.
Secondo l’UE, disporre di standard comuni aiuterà le aziende a ridurre i costi di rendicontazione nel medio e lungo termine, evitando il ricorso a molteplici standard volontari come avviene oggi. Non solo, l’UE si aspetta inoltre che un reporting pubblico affidabile e di alta qualità da parte delle imprese contribuirà a creare una cultura di maggiore responsabilità pubblica.
Gli standard ESRS, coprendo questioni ambientali, sociali e di governance, permetteranno alle aziende di dimostrare il loro impegno per il Green Deal e di avere le carte in regola per accedere a finanziamenti sostenibili.
Chi è obbligato a utilizzare gli Standard ESRS nella rendicontazione?
Gli ESRS saranno obbligatori per le aziende soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Le imprese interessate dalla direttiva saranno tenute a comunicare impatti, rischi e opportunità di breve, medio e lungo termine, in merito a molteplici aspetti di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (secondo i principi ESG), ma gli obblighi di segnalazione verranno introdotti gradualmente.
In particolare, gli ESRS dovranno essere inseriti nella rendicontazione sulla sostenibilità dall’esercizio finanziario 2024, con prima dichiarazione di sostenibilità pubblicata nel 2025 per le imprese già soggette alla Non-Financial Reporting Directive (grandi società quotate, banche e imprese assicurative con più di 500 dipendenti), nonché grandi società quotate extra UE con più di 500 dipendenti e filiali in UE.
Altre grandi società e società quotate extra UE, sono tenute ad adottare gli ESRS dall’anno finanziario 2025, con prima dichiarazione di sostenibilità pubblicata nel 2026.
Le PMI quotate (comprese le PMI quotate extra UE), invece sono tenute all’adozione di ESRS dall’anno finanziario 2026, con la prima dichiarazione di sostenibilità pubblicata nel 2027. Tuttavia, le PMI quotate possono decidere di prorogare gli obblighi di rendicontazione per altri due anni.
È bene sottolineare che per le PMI è prevista una rendicontazione semplificata e proporzionata.
Come sono stati realizzati gli Standard ESRS?
Gli standard adottati dalla Commissione europea si basano sulla consulenza tecnica dell'EFRAG, un organismo consultivo indipendente e multilaterale, finanziato dall'UE. In fase di realizzazione, sono stati coinvolti investitori, aziende, revisori dei conti, sindacati, accademici e organismi normativi.
All’inizio del 2023, la Commissione ha consultato gli Stati membri sulle proposte di standard presentati dall’EFRAG, coinvolgendo anche le autorità europee di vigilanza e altre istituzioni, come l’Agenzia europea dell’ambiente, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, la Banca centrale europea, il comitato degli organismi europei di vigilanza in materia di audit e la piattaforma sulla finanza sostenibile.
La Commissione ha inoltre lavorato per garantire un alto livello di all’allineamento tra ESRS e gli standard dell'International Sustainability Standards Board (ISSB) e la Global Reporting Initiative (GRI), con obiettivo di garantire un buon grado di interoperabilità tra gli standard dell'UE e quelli globali, al fine di evitare doppie segnalazioni da parte delle imprese.
Le principali novità introdotte dall’UE
Gli ESRS obbligano le aziende a riferire sia sul loro impatto sulle persone e sull’ambiente, sia su come le questioni sociali e ambientali creino rischi e opportunità finanziarie per l’azienda.
In particolare, gli ESRS proposti dell’EFRAG sono 12:
L’ESRS 1 (“Requisiti generali”) stabilisce i principi generali da applicare quando si effettua la rendicontazione, mentre l’ESRS 2 ("Informativa generale") specifica le informazioni essenziali da comunicare ed è obbligatorio per tutte le società soggette a CSRD.
Tutti gli altri standard sono soggetti a una valutazione di materialità in base a cui la società riporterà solo le informazioni rilevanti e potrà omettere quelle non rilevanti per il suo modello di business e la sua attività.
Il contesto: come si misura la sostenibilità?
Se la mappa degli ESRS può sembrare complessa, è importante ricordare che si tratta di una diretta espressione dei fattori ESG con cui molte imprese hanno già familiarità. Vediamo come si traducono concretamente nell'operatività aziendale.
Come definito dalla Commissione Brundtland del 1987, la sostenibilità significa "soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro bisogni". Un tema di responsabilità verso le generazioni future e di gestione dei bisogni.
Se il rating finanziario si basa su quantità facilmente valutabili (ricavi, costi, margini, asset, debiti) per calcolare la probabilità di default, il rating sulla sostenibilità è più articolato perché considera aspetti non direttamente quantificabili in bilancio. Per questo, circa trent'anni fa, analisti hanno iniziato a mappare fattori "non finanziari" - oggi chiamati rischi di sostenibilità - dando vita ai fattori ESG.
Fattore Ambientale (E): esempi pratici
Gli ESRS ambientali richiedono trasparenza su aspetti concreti dell'operatività aziendale:
- Emissioni e cambiamenti climatici: L'azienda sta facendo qualcosa per ridurre le proprie emissioni? Le ha misurate? Come pensa di intervenire per contenerle? Ha adottato misure di adattamento per continuare l'attività in caso di calamità climatica?
- Risorse idriche: Quanta acqua viene utilizzata nel processo produttivo?
- Economia circolare: Come vengono gestiti i rifiuti? Ci sono iniziative di riuso/riciclo?
Si tratta di aspetti molto concreti che riguardano l'operatività reale dell'impresa, di cui l'imprenditore ha già conoscenza.
Fattore Sociale (S): trasparenza sulle persone
Il fattore sociale richiede informazioni su:
- Diversità e inclusione: Quanti uomini e quante donne lavorano in azienda? Ci sono persone appartenenti a minoranze? Quanti presentano disabilità?
- Condizioni di lavoro: Che tipo di contrattualizzazione hanno i lavoratori? Qual è l'orario di lavoro? Esistono disparità retributive (gender pay gap)?
- Catena del valore: Come i fornitori trattano i loro dipendenti? Hanno un codice etico?
La direttiva non entra nel merito della situazione aziendale, ma chiede trasparenza: se ci sono disparità, devono essere riportate nel bilancio di sostenibilità. Questo permette alle aziende di prendere coscienza di possibili anomalie e pensare a come risolverle.
Il processo avviene a cerchi concentrici: prima l'azienda esamina le condizioni interne, poi quelle dei fornitori, poi la comunità in cui opera, fino ai clienti finali e alla misurazione della loro soddisfazione.
Fattore Governance (G): gestione e compliance
Ogni impresa è già in grado di valutare:
- Attinenza a compliance e due diligence
- Struttura di governance
- Business model
- Processi decisionali
Anche in questo caso, si tratta di variabili già considerate nell'attività aziendale quotidiana.
Cosa fare per migliorare il proprio score ESG
Migliorare il proprio score ESG non solo è possibile, ma può essere fatto anche a costo contenuto. Più alto è lo score e più facile sarà:
- Accedere al credito
- Ottenere condizioni più vantaggiose (tassi d'interesse) sui finanziamenti
- Avere migliori condizioni per polizze assicurative
- Rispondere ai requisiti di selezione fornitori da parte di grandi clienti
Come valutare l'impatto ESG della propria filiera
Vuoi valutare l’impatto delle aziende della tua supply chain? La piattaforma Synesgy, destinata a large corporate e PMI, è stata ideata proprio per incrementare consapevolezza e trasparenza nei processi delle filiere produttive ed è stata progettata per essere allineata sin dall'inizio agli standard ESRS, in modo da fornire una rendicontazione ESG coerente con gli standard europei.
L'AUTORE
Marco Preti
CEO, Cribis
Amministratore delegato di CRIBIS da più di dieci anni, dal 2020 è anche Direttore Generale della business unit CRIF dedicata alla Business Information & BPO e Amministratore Delegato di CRIBIS Credit Management.
Da diversi anni ricopre ruoli internazionali all’interno del Gruppo. È presidente del CdA CRIF per la Giordania, la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti e fa parte del Consiglio di Amministrazione CRIF in Polonia e Bürgel. Inoltre, fa parte del Consiglio di Amministrazione della società di consulenza Credit Data Research Italia e di Workinvoice, la piattaforma specializzata nella cessione del credito per le PMI.
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Amministratore delegato di CRIBIS da più di dieci anni, dal 2020 è anche Direttore Generale della business unit CRIF dedicata alla Business Information & BPO e Amministratore Delegato di CRIBIS Credit Management.
Da diversi anni ricopre ruoli internazionali all’interno del Gruppo. È presidente del CdA CRIF per la Giordania, la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti e fa parte del Consiglio di Amministrazione CRIF in Polonia e Bürgel. Inoltre, fa parte del Consiglio di Amministrazione della società di consulenza Credit Data Research Italia e di Workinvoice, la piattaforma specializzata nella cessione del credito per le PMI.
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