Sostenibilità

Rendicontazione di Sostenibilità 2024 in Italia: cresce l’attenzione verso la catena del valore

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KPMG ha condotto una survey sulle prime Rendicontazioni di Sostenibilità in Italia: scopri di più su tendenze, sfide e opportunità per il futuro

A seguito dell’adozione a livello europeo e italiano della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), KPMG ha condotto uno studio sulle prime rendicontazioni di sostenibilità pubblicate in Italia secondo gli ESRS (European Sustainability Reporting Standard), andando a evidenziare gli aspetti più interessanti (e i ritardi) dell’integrazione della sostenibilità nelle strategie aziendali.

L’analisi è stata realizzata prendendo in esame un campione di 100 società italiane, di cui 91 quotate e 38 appartenenti al FTSE MIB, operanti nei settori dei beni di consumo (33), dell’industria (31), della finanza (21) e dell’energy e utilities (15), che hanno preparato la Rendicontazione di Sostenibilità per l’esercizio 2024.

 

Le maggiori tendenze nelle Rendicontazioni di Sostenibilità delle imprese italiane

Dall’indagine emerge il ruolo centrale della catena del valore, dal momento che tutte le società analizzate hanno identificato almeno un impatto, rischio o opportunità (IRO) riconducibile alle fasi a monte e/o a valle delle proprie attività. Vista l’importanza della supply chain, la sfida per il futuro su questo fronte sarà sempre più quella di strutturarsi per migliorare la rilevazione e il monitoraggio delle performance ESG lungo le filiere.

Il Decreto legislativo 125/2024 ha previsto l’identificazione di un responsabile preposto alla Rendicontazione di Sostenibilità, tenuto ad attestarne la conformità ai requisiti del Decreto e del Regolamento 852/2020 sulla Tassonomia UE. La ricerca KPMG evidenzia come questo ruolo nel 90% dei casi sia stato ricoperto dalla persona già preposta alla redazione dei documenti contabili societari. E, sempre parlando di organi dedicati agli aspetti ESG, è interessante notare poi come 94 aziende su 100 abbiano costituito un comitato di sostenibilità.

Lo studio si è concentrato anche sul Sistema di Controllo Interno sull’Informativa di Sostenibilità (SCIIS) ed è emerso che 79 società su 100 hanno formalizzato e strutturato uno SCIIS, definendo ruoli specifici in azienda e attribuendo responsabilità organizzative.

Considerando invece il livello di maturità dello SCIIS, il 42% dichiara di essere una fase iniziale di set up, il 44% ha un grado di sviluppo che potremmo definire “medio” (design dei controlli effettuato, testing dei controlli non ancora avviato o limitato), mentre solo per il 14% lo SCIIS può dirsi maturo, avendo implementato il testing dei controlli su alcuni KPI e il monitoraggio periodico.

 

I rischi ESG più rilevanti secondo le imprese italiane analizzate

La survey di KPMG prosegue esaminando la doppia rilevanza e i rischi ESG. Su questo fronte, la totalità delle società analizzate riconosce come rilevanti i rischi legati al cambiamento climatico, alla gestione della propria forza lavoro e alla condotta aziendale.

Nella maggior parte dei casi (62%) l’analisi dei rischi ESG risulta essere stata integrata nei modelli aziendali di gestione del rischio, mentre le opportunità risultano ancora non sufficientemente considerate nei processi di pianificazione strategica. Solo il 25% infatti vi integra la valutazione delle opportunità ESG.

Un dato che vale la pena notare è che nelle società italiane la media di IRO rilevanti è di 48 per azienda, mentre a livello europeo questo valore è pari a 32.

 

L’integrazione dei Piani di Sostenibilità nelle strategie aziendali

L’adozione di Piani di Sostenibilità risulta essere sempre più diffusa tra le aziende italiane e sempre più integrata nella strategia di business. Ben 80 società su 100 dichiarano di esserne provviste, anche se solo il 37% presenta una piena integrazione con il piano industriale. Inoltre, in relazione ai target ESG, è ancora elevata la quota di società (86) che non ha definito obiettivi di miglioramento anche di un solo tema rilevante.

Per agevolare il processo di integrazione fra sostenibilità e strategie aziendali, l’inclusione di target ESG nei sistemi di incentivazione per i vertici aziendali risulta essere una leva fondamentale.

Non sorprende dunque che quasi la totalità delle imprese (93) prevede il raggiungimento di obiettivi ESG nella retribuzione variabile del top management, in particolare in relazione a:

A questi ambiti si affiancano, a seconda del settore, anche “salute e sicurezza sul lavoro” e l’offerta di “servizi o prodotti sostenibili”.

Delle aziende che integrano gli obiettivi di sostenibilità nei piani di incentivazione, il 78% prevede obiettivi ESG sia per l’AD sia per altre figure apicali strategiche e il 61% adotta piani di incentivazione sia di breve che di medio-lungo termine.

Considerando lo stanziamento di risorse economiche, solo 63 società hanno rendicontato le risorse finanziarie associate ad azioni legate alla sostenibilità e dall’analisi emerge come gli stanziamenti siano principalmente ricondotti alla gestione del cambiamento climatico. A questo proposito, 52 società hanno dichiarato l’intenzione di raggiungere il Net Zero, ma soltanto 35 hanno un piano di transizione conforme agli ESRS.

Le aziende appartenenti al comparto Energy & Utilities sono, come prevedibile, le realtà che stanziano più risorse per le strategie di decarbonizzazione. Le aziende che hanno formalmente dichiarato un target Net Zero hanno definito obiettivi intermedi per monitorare l’avanzamento e la maggioranza ha fissato un target intermedio per il 2030.

Le organizzazioni che non hanno un piano di transizione sostengono in gran parte che è previsto, ma posticipato, o che il piano è in fase di sviluppo. Non manca una quota corposa di aziende che non l’ha ancora valutato.

 

Quali sono gli step da affrontare per la Rendicontazione di Sostenibilità

In base a quanto emerso dall’analisi, KPMG ha evidenziato per le imprese italiane la necessità di:

  • rafforzare il processo di reporting;
  • ampliare l’ambito di applicazione del sistema di controllo interno sull’informativa di sostenibilità;
  • migliorare i sistemi di monitoraggio delle filiere (in termini di disponibilità e qualità dei dati);
  • ampliare l’integrazione con il processo di pianificazione strategica;
  • migliorare la rendicontazione su obiettivi e risorse impiegate;
  • declinare in modo puntuale il piano di transizione rispetto ai target identificati.

 

Insomma, le sfide per le imprese non mancano, ma investire nella sostenibilità, integrandola nelle strategie aziendali, non è solo indispensabile per rispondere a requisiti di compliance ma anche per dare un segnale chiaro e inequivocabile dell’impegno dell’azienda per uno sviluppo sostenibile. Rallentare questo percorso non può che danneggiare irrimediabilmente la reputazione dell’impresa agli occhi degli stakeholder. Continuare sulla via della sostenibilità, anche in tempi incerti come quelli attuali, è invece sinonimo di coraggio e coerenza.

Quanto è sostenibile la tua filiera?

FOTO Fiorenza Orsitto
L'AUTORE
Fiorenza Orsitto

ESG Business Manager, CRIBIS

Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.

ESG Business Manager, CRIBIS

Fiorenza Orsitto, dopo anni di esperienza nel mondo della consulenza direzionale Banking & Finance, entra a far parte del settore delle Business Information con particolare attenzione a progettualità complesse dedicate a grandi realtà italiane. In CRIBIS attualmente ricopre il ruolo di ESG Business Manager coordinando il team di ESG Solutions al fine di dare alle imprese strumenti per supportare il proprio processo di transizione sostenibile e valutare le performance ESG proprie e dell’intera catena del valore.

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